venerdì 28 settembre 2007

Aggiornata la "Belgian Beer Pub Map"

Ci segnala Filip Geerts l'aggiornamento della sezione del suo sito sui migliori locali del Belgio 
che hanno fatto delle specialità birrarie il loro punto di forza. Dall'homepage è possibile scaricare
gratuitamente un file da poter utilizzare con un navigatore satellitare.

I Trappisti e le Birre - Parte 2

© Alberto Laschi - Precedente<<

4. L’Ordine Cistercense

L'Ordine Cisterciense (in latino Ordo Cisterciensis) nacque nel 1098 a Citeaux (Borgogna, Francia), assumendo la caratteristica di movimento volto a rivivere in maniera rigorosa la Regola, in risposta al rilassamento del rigore morale e religioso manifestatosi all’interno dell'Ordine Cluniacense . Furono ventuno monaci fuoriusciti dall’abbazia cluniacense di Molesme, guidati da San Roberto di Molesme, a fondare nel giorno di Pentecoste dell’anno 1098 un nuovo monastero a 20 km. da Digione, chiamato all’inizio solo “Nuovo Monastero”. Più tardi (nel 1100) il monastero prese il nome di Citeaux (in latino Cistercium, da qui il nome dell’Ordine) dalla località in cui si veniva a trovare. Il primo statuto dell’ordine ( la “Charta caritatis” del 1114 ) si deve a santo Stefano Harding, con il richiamo non solo formale alla puritas della Regola. All’inizio l’’impostazione di severa austerità con la quale si caratterizzava la vita della nuova congregazione non favorì l’incremento delle comunità, tanto che si arrivò a temerne l’estinzione. Fu l’apparire sulla scena di Bernardo di Fontaines (meglio conosciuto poi come san Bernardo di Chiaravalle) a risollevare le sorti della comunità: dopo il suo ingresso a Citeaux fu inviato nel 1115 a fondare un nuovo monastero a Clairvaux (Chiaravalle) che, insieme alla casa madre di Citeaux e a quelli di La Fertè , di Pontigny e di Morimond , fondati nel biennio 1113-1115, costituirono le cosiddette abbazie madri da ciascuna delle quali derivarono altre fondazioni in Francia, Spagna, Italia, Germania, Inghilterra. L’espansione dell’Ordine fu talmente rapida e vasta che alla fine del XII secolo le abbazie cistercensi erano più di 500 e alla fine del XIII secolo circa 700.
I Cistercensi vivevano, e vivono tuttora, in abbazie unite dal legame della sussidiarietà, per il quale ogni abbazia, in caso di bisogno, viene assistita dalle altre. L’Ordine sceglieva il luogo dove fondare le nuove comunità secondo criteri semplici ed essenziali: doveva trattarsi di luoghi solitari, lontani dai centri abitati i e preferibilmente incolti, ma, e questa era una regola “tassativa”, ricchi di acqua, che sarebbe poi servita per l’esigenze di tutta la comunità. I cistercensi riuscirono in molte zone a bonificare e disboscare terreni paludosi o boscosi per la coltivazione, che furono amministrate tramite strutture agricole indipendenti, curate dai conversi, che assunsero il nome di grange, all’interno delle quali scomparve totalmente (per la prima volta nell’Europa cristiana i quel periodo) l’istituzione allora ben salda della servitù della gleba. I monaci stessi lavoravano nei campi quattro ore al giorno, coltivavano vigneti e frutteti, allevavano il bestiame e il pesce. Il resto della giornata era dedicato alla preghiera, in uno stile di vita improntato alla semplicità ed essenzialità estrema. In osservanza della regola si alzavano all'una del mattino per cantare l'uffizio, poi si dedicavano al lavoro dentro e fuori del monastero; i monaci si vestivano solo di bianco (per devozione alla Vergine e per opposizione ai benedettini di Cluny di cui criticavano violentemente il lusso), le loro chiese non avevano originariamente né campanili, né pitture, sculture, pavimenti o vetrate colorate che potessero distrarre l'attenzione dei monaci e nessuno era ammesso agli uffici divini, riservati solo ai monaci. L’Ordine raggiunse il massimo dello splendore nei secoli XII e XIII, dopodiché anche all’interno dei Cistercensi cominciarono a delinearsi modalità di veduta diverse sul come incarnare i principi della Regola. Il travaglio interno ebbe il suo punto critico nel 1664, quando l'abate del monastero di Nostra Signora de la Trappe a Soligny in Normandia, Armand Jean le Bouthillier de Rancè, fece nel suo monastero un'opera di rinnovamento in profondità, esigendo che i suoi monaci privilegiassero la vita ascetica, osservassero rigorosamente il silenzio e si dedicassero più duramente al lavoro manuale. Da questa nuova riforma della Regola autorizzata nel 1666 da papa Alessandro VII nacque una nuova famiglia religiosa, quella dei Trappisti, o, per meglio dire, L'Ordine dei Cisterciensi della Stretta Osservanza (in latino Ordo Cisterciensis Strictioris Observantiae, O.C.S.O.). In questi monasteri trappisti i monaci dormono, di norma, sei ore, coricandosi alle 20 ed alzandosi alle 2 del mattino per il mattuttino: dopo aver lavorato per sei ore nei campi, pregano e studiano per altre dodici ore; non possono leggere o inviare corrispondenza; sono tenuti all'assoluto silenzio e solo l’abate, il priore e l’economo possono parlare, ma solo in casi eccezionali e tenendo il volto basso e seminascosto dal cappuccio; si cibano essenzialmente di pane, verdura, frutta e legumi, non mangiano né carne né pesce. Vengono sepolti senza cassa, calando il cappuccio sul viso. Alla fine del 2005, l'ordine contava 97 case e 2.266 monaci. In Italia il loro monastero più noto è quello delle Tre Fontane, che sorge a Roma nel luogo dove la tradizione dice che sia stato martirizzato San Paolo, dove la regola è osservata in modo rigoroso.

   
Immagini da www.trappistbeer.net


5. La produzione birraria dei monaci: VII-VIII secolo, e l’abbazia di San Gallo.

Fino al Medioevo, il processo di birrificazione era appannaggio quasi esclusivo delle sole donne. Lentamente, quando la birra cominciò ad essere prodotta dai monaci nei loro monasteri, questa quasi esclusività femminile si andò perdendo (anche se erano sempre le donne a produrre la birra fatta in casa per il solo consumo domestico), ma “rimase” (per modo di dire) il legame originario far birra e religione, visto che le prime donne babilonesi che producevano birra erano sacerdotesse del tempio.
Partendo dal presupposto che, per quanto detto in precedenza, la produzione di beni che potessero garantire il sostentamento delle comunità monastiche era un obbligo esplicitamente derivato dalla corretta applicazione della Regola monastica, è abbastanza facile comprendere anche i motivi per i quali l’assolvimento di tale obbligo in alcune zone dell’Europa fece sì che alcune comunità monastiche si siano dedicate alla produzione della birra.
Innanzitutto i monaci (prima Benedettini, poi soprattutto Cistercensi e Francescani) coltivavano in proprio l'orzo, e quindi, avendo il controllo della qualità della materia prima principale. Inoltre, la mano d'opera era per così dire gratuita, e quindi la birra poteva essere venduta a prezzi popolari e concorrenziali. La birra infatti era già una bevanda molto popolare e diffusa in tutte quelle aree non vinicole, vista la sua igienicità, in un’epoca nella quale sia il latte che l’acqua non erano considerate bevande “sicure”. Per questo in molti monasteri si prese l’abitudine di servire a viandanti e pellegrini birra per dissetarli. Accanto a questa prassi legata al dovere dell’ospitalità, la produzione e il consumo interno del monastero aumentò progressivamente (e migliorò in qualità, gusto e valore nutritivo) anche perché la birra aiutava i monaci a sopportare meglio i periodi di digiuno prescritti dalla Regola, durante i quali era ammessa solo l'ingestione di liquidi: e la birra, tanto più se era robusta e corposa, era il sostentamento ideale. Nacque forse allora l'usanza di chiamare la birra "pane liquido" (tuttora in uso nei Paesi di lingua tedesca).
In poco tempo i monaci progredirono rapidamente nel possesso delle tecniche produttive, arrivando a produrre birra in quantità tale da poter essere venduta anche all’esterno del monastero, dopo aver assicurato alla comunità monastica il quantitativo sufficiente a soddisfarne il fabbisogno giornaliero (che potevo arrivare fino a 5 misure pro-capite, come capitava nel monastero svizzero di San Gallo nel IX secolo, dove già 100 monaci erano adibiti alla produzione della birra).
Le notizie sono abbastanza incerte e di difficile verificabilità (si narra per esempio di una produzione birraria risalente al 600 circa in uno dei monasteri svizzeri visitati da san Colombano), ma si hanno notizie abbastanza sicure che già nel 770, nell’abbazia di Gorze nella valle della Mosella era stata avviata la produzione su scala non più solo conventuale della birra, con un frate nel ruolo di primo “mastro birraio”. Sempre nella regione della Mosa si hanno notizie certe di produzione birarria nell’abbazia della Grand-Axe a partire dall’805. Sempre nell’abbazia benedettina svizzera di san Gallo prima citata per la prima volta viene affinata e applicata la tecnica che permette di dividere la medesima produzione in più mosti. L’abbazia possedeva malterie, un mulino e locali di fabbricazione contenenti ciascuno una grande caldaia di rame riscaldata dal fuoco, un apparato di raffreddamento e un tino per la fermentazione: ogni ambiente poteva essere quindi usato per produrre una diversa qualità di birra. La prima, chiamata “prima melior” era ricavata dal primo mosto estratto, ricco di zucchero e destrine: questa birra forte e complessa era riservata ai monaci e agli ospiti di riguardo. La seconda, chiamata “secunda”, una vera e propria birra da tavola, era ricavata dalla diluizione con acqua e successiva filtrazione del malto utilizzato per la cottura; questa birra ancora abbastanza ricca di zuccheri e destrine veniva utilizzata per un consumo più leggero (e abbondante) dei monaci e degli altri fratelli laici e cooperanti presenti nell’abbazia. La terza birra, detta appunto “tertia” era quella meno pregiata e più povera di sostanza, prodotta con la terza ed ultima diluizione del malto di cottura, e veniva offerta ai visitatori locali, ai pellegrini e ai viaggiatori di passaggio.


mercoledì 26 settembre 2007

Welle




Etichetta e nome provvisorio per questa birra al miele della caveau, prodotta per la prima volta quest’anno in occasione della festa paesana di un villaggio, Welle per l’appunto, posto fra Ghent e Bruxelles. Rifermentata in bottiglia, brassata con due tipi di luppolo e due tipi di malto, questa birra si presenta con un bel colore dorato carico, una schiuma ricca, vaporosa e di media persistenza. L’insieme (naso –gusto –retrogusto) non produce un risultato finale stupefacente, ma comunque la rende una birra ben costruita, rotonda nel corpo, giustamente caratterizzata dal miele che monopolizza quasi tutto il gusto. Non eccessivamente variata, un po’ monocorde anche se matura, dalla frizzantezza abbastanza scarna, ha comunque robusta bevibilità e una buona saturazione del palato. Da affinare ulteriormente.

Saison de Cazeau



Nuova birra, questa leggera saison, prodotta dalla brasserie di Templeuve che il buon Laurent Agache ha deciso di portare al Villaggio della Birra di Bibbiano per “testarla” direttamente con gli appassionati. Bel prodotto, non eccellente, ma di buon pregio, questa saison leggera, non secca, erbacea sì ma con un carattere decisamente più floreale. Aromatizzata con i fiori di sambuco, questa birra si presenta con un colore biondo tenue, leggermente opalescente, e con una testa di schiuma fine e mediamente persistente. Il carattere floreale si sprigiona subito al naso, insieme ad un sottofondo erbaceo non secco, né esacerbato, ma tenue e diffuso. Il corpo è snello (forse anche un pochino troppo) sicuramente beverino e dissetante, con una luppolatura tenue e una frizzantezza non marcata. La componente “acquosa” prende quasi il sopravvento, solo nel finale riemergono i sentori erbacei e la caratterizzazione di fiori bianchi dichiarata dallo stesso produttore. Una saison meno secca delle classiche Dupont, forse più beverina, ma ancora un po’ giovane. Alc. 4.8° ©Alberto Laschi


domenica 23 settembre 2007

Calendario Eventi Brassicoli - Zythos.be

Che cos'è lo Zythos. Lo Zythos, è una vera e propria associazione di consumatori/assaggiatori belgi. Cioè gente “normale”, alla quale piace bere birra buona in giro, cercando di degustarla al meglio, con un atteggiamento serio e responsabile. E assaggia, assaggia, fanno la lista di coloro che avrebbero piacere di riunire nell’evento ZBF, che non è altro che l’occasione di fare un favore agli amatori del bere bene: invece di farli spostare in qua e in là per il Belgio (cosa non spiacevole di per sé, comunque), fa loro trovare più birrai possibili nello stesso posto. E al caldo per di più, oltre che al coperto. Lo Zythos, in quanto associazione, nasce dalle ceneri dell’ “Objectieve Bier proevers” (Objectieve beer tasters), meglio conosciuta con la sigla OBP, che è stata una delle prime, e forse la più importante, organizzazioni belghe di consumatori-assaggiatori di birra, attiva fino al dicembre del 2002, quando si conclude il suo percorso. Il nuovo percorso comincia con Peter Crombecq, uno dei maggiori conoscitori delle birre del Benelux, che nel febbraio del 2003 annuncia pubblicamente che una nuova forma associativa, chiamata Zythos, prendeva il posto della OBP, sia nel ruolo di coordinatore della “confederazione” delle associazioni di consumatori-degustatori belgi (come la O.B.E.R., la HOP, la DOB e via di seguito), sia nel ruolo di organizzatori di eventi (l’OBP, per esempio, era stato l’organizzatore dell’Antwerp 24 Hour Festival). Inutile, quasi, specificare che il nome zythos è il termine con il quale i greci identificavano la birra, nome mutuato dagli egiziani, che chiamavano la loro birra zythum.

Calendario Eventi Brassicoli - www.zythos.be/agenda


SPLENDE IL SOLE SUL VILLAGGIO

  
C'è interesse attorno al fenomeno birra artigianale.
Se più di 2500 persone, provenienti da ogni parte d'Italia, decidono di raggiungere una frazione nella campagna senese per degustare dell'ottima birra belga e italiana, se riviste autorevoli (Venerdì di Repubblica, Gambero Rosso, Cosmopolitan, Cucina e Vini, Week-end e Viaggi, etc..) dedicano nelle loro pagine spazio ad un piccolo festival, significa una cosa sola: c'è voglia di birra di qualità.
Voglia di bere birra artigianale, voglia di conoscere un universo ancora in parte inesplorato in Italia. Il Villaggio della Birra ne è l'ennesima riprova.
Il diluvio universale che ha funestato la scorsa edizione è soltanto un ricordo, il sole splende sugli stand degli undici birrifici. Immaginatevi una gradevole giornata settembrina, un bicchiere da degustazione in mano e la possibilità in pochi metri di scegliere se andare a far visita ad un mastro birraio belga o dirigersi alla scoperta dei sorprendenti prodotti italiani. Capita così di assaggiare birra proveniente dalla regione delle Ardenne, fare qualche passo e scambiare due parole in inglese con un piccolo produttore delle fiandre orientali, sorseggiando la sua birra, per poi tornare a parlare italiano e chiedere al birraio nostrano di assaggiare l'ultima sua creazione.
Non è poco.
Anche perché a tutto questo dobbiamo aggiungere le spumeggianti degustazioni guidate dell'esperto Kuaska e l'originale laboratorio sigaro-birra diretto dal noto editore belga Ben Vinken assieme a Terry Nesti.
Complimenti anche alla cucina che ha saputo proporre tipicità locali, ottimi i pici fatti in casa al ragù, e piatti con protagonista la birra come la belga carbonade. Certo, nei momenti di massima affluenza i tempi di attesa sono stati lunghi, ma chi si aspettava un tale successo? Basti pensare che in un solo fine settimana sono stati spillati 1100 litri di birra senza considerare le birre in bottiglia.
Sì, c'è interesse attorno alla birra artigianale e il Villaggio della Birra è ormai entrato a far parte di quegli appuntamenti che un birrofilo segna sul calendario con il pennarello rosso e aspetta con trepidazione.
Arrivederci al prossimo anno!
 
A breve l'album fotografico del Villaggio!!!!

Nicola Utzeri (addetto stampa Villaggio della Birra 2007) www.fermentobirra.com
 
   
 
  

  

mercoledì 19 settembre 2007

Il post-Villaggio

Stiamo riorganizzando i pensieri..e le foto da poi pubblicare sul Blog riguardo il Villaggio della Birra.
Intanto pubblichiamo i primi post trovati sul web (vi invitiamo a scrivere commenti e critiche sul Festival e ad inviarci le Vostre foto!):

Vi invitiamo a scrivere commenti e critiche sul Festival e ad inviarci le Vostre foto!

"Un weekend bellissimo!

Gianni Tacchini, perchè non sei nato a Rescaldina?Maledetto!
Sapere che il TNT Pub esiste ma è a 400 km non si può sopportare.
Bere una Oerbier Reserva, così, chiedendola alla cameriera come fosse
una Ceres....e questate la porta pure, e se ne vuoi un'altra te la
riporta!
Avere alla spina la Mikkeler di Struise (130 ibu) o la loro
stout...tutto questo normalmente...poi c'era il Villaggio..
Oh, c'erano anche i produttori ;-))
Kerkom..Boelens..Rulles..Den Hopperd ecc ecc con il meglio della loro
produzione alla spina...e gli italiani...Almond...Olmaia..Borgo...e
(tenetevi forte) Apricale ;-)))!
E i laboratori, con altre birre guidati da Kuaska e quelli sul Toscano
e il cibo e la gente....
Insomma, Settembre è un gran mese...ora qualche giorno di calma...e
poi a Cheese!

Ciao.Schigi."
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"Quoto tutto! Il TNT Pub gia' di per se e' un posto magico, un'oasi della
birra sperduta nelle colline... se aggiungiamo il Festival diventa davvero
speciale!
Birrai belgi come al solito gentili e disponibili, e birrai italiani
"gasati" che facevano spuntare sottobanco altre specialita' e esperimenti
oltre alle spine "ufficiali"; con punte di alto livello su entrambi i
fronti.
Notevole la ReAle extra, piu' luppolosa della stessa Struise Mikkeller!
(a proposito, la Mikkeller era in prima mondiale, era attesa anche su
ratebeer ma per una volta gli USA sono passati in seconda battuta... dopo
Bibbiano!)
Bell'atmosfera (anche in senso metereologico questa volta), tanta gente
che mi ha fatto piacere rivedere, grandi birre... che si vuole di piu'? :-)
Bravi ragazzi
Rosalba e Massimo (www.maxbeer.org)"
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"Ciao a tutti,
sono di ritorno da vari viaggi tra cui Buonconvento.
Beh, che dire, è una festa meravigliosa, eccezionale il clima, la
gente, le birre, l'anno scorso mi ero divertito tantissimo e
quest'anno ancora di più.
Gianni ha avuto un'idea eccezionale a inventare il villaggio della
birra, un grazie enorme!
Peccato davvero che il TNT sia così lontano, ma i posti sono così
belli che una gita ogni tanto vale sempre la pena.
Un saluto a tutti gli amici che ho incontrato, a quelli nuovi e quelli
vecchi, e anche e soprattutto a quelli che non riconoscerò quando li
rivedo!!!
Ho anche un sacco di foto, non tutte per così dire pubblicabili,
appena avrò un po' di tempo le metto in rete.

Ciao
--

Rob da Reggio"

mercoledì 12 settembre 2007

When it comes to saving your beers, your reputation and a beerfestival

Di Seguito l'articolo degli Struise Brouwers, pubblicato questa notte sul loro sitoweb

After a visit in March 2007 from Senor Lorenzo Dabove with a group of Italian beer enthusiasts at the Struise Farm, we were contacted by Senor Gianni Tacchini who is a friend of Lorenzo, to ask us if we wanted to present our beers on his prestigious festival. As we are always ready to reply positively on such demands, we started negotiations and in no time a decision was taken by both parties to present Struiselensis and Struise Mikkeller on draft at the coming Villagio della Birra next weekend on 15 and 16 September.
At the time the two beers were not ready yet and still lagering, but as we had 6 months ahead of us, we were very confident that Gianni would have his two primeurs for the festival. Normally Struiselensis and Struise Mikkeller were to be ready for bottling in July. Weeks and weeks passed by, July passed too and we brewers regularly sampling both beers at the lagering tanks, and as the devil or Murphy even O'brien can be present in such cases, nowhere near they ended their lagering period. As a brewer may never lose his patience, we had to calm down everybody who was starting to wonder if they were ever going to get both brands.
Furthermore we kept very silent at the time about this situation. It became really hot under our feet when half of August passed and still no green light from Carlo came that both beers could be bottled. Severe sampling and tasting was done and Carlo was proven wright, O'Brien was definitely present at the brewery.
We had to go to America to present and brew Black Albert between the 17th and 24th of August with this negative feeling our project and reputation risked to be ruined due to two beers and too much enthusiasm. We may have passed a marvellous week in the States, one never to forget, but we were not confident of what we had left behind. In the meantime, O'brien's clock was ticking, we brewers getting more nervous every day and our confidence being kicked by interrogation marks! It got even worse when Continental airlines made us miss our connection flight on the way back to Belgium and we finally arrived a day later.
We could not wait to go check at the brewery, pressure was ever so building up. When we finally got to the tanks and sampled both beers again, I was relieved to see Carlo smile, they were ready, after all this time we were able to bottle. We only had two weeks left before the festival, we were running out of precious time. As Struise is a brewing contractor, we do not work alone at Deca. We share the brewery between the owner, George Christiaens, Guido and Nino from Deranke and Piet from the Canarus brewery, all brewing artisan beers in this ancient factory.
When bottling a beer, we apply bottle conditioning or as we better know, re-ferment in the bottle. Which means that a precise amount of sugar and fresh yeast is added to the bottle. After that, the beer has to go in a warmed up room (24° celcius) in order to let the yeast do its work, eat the sugar and produce co² or carbonation, and this for minimum 5 days. Guess what, the room was occupied by Piet, having bottled his new "Krielbier". We looked to the schedule and saw that his beer would only be ready by the 4th of September, another week down the drain, Carlo biting his nails, me having stomach aches, Phil and Peter running around full of adrenaline.

This was becoming very embarrassing as Gianni and several other clients were shooting us with emails, we not wanting to give false promises on one hand, the clock ticking on the other hand. We decided to bottle on the 4th of September hoping Piet's new Krielbier being low in alcohol, sure to be withdrawn from the warm room that day. All was done as said, leaving us until the 9th for both beers to be ready and shipped by the transporter to Italy. We contacted Alpi Belgium, the offical transport company of Gianni and they confirmed the goods were to be picked up on monday the 10th (yesterday) and would arrive just in time for the festival on the 14th. Wow, what a relief, we were saved, at least that's what we thought at that moment.

My hair, literally became stiff when I did not see Alpi coming on monday, panic crushed my chest when I read a mail the same evening from Gianni, confirming Alpi had not any means of transport to come to the brewery before wednesday, the beer would only arrive after the festival. After all the energy we had put in the beer, Gianni in his festival, the curtain had finally dropped down, all being very sad and discouraged about a failed project.

As every beer story always has a happy end, at least that's what we think, we decided to call Alpi this morning at opening hour to check what else could still be done in order to save our reputation. The people from Alpi Belgium International Transport saved our day, having had several telephone conversations, the responsible gave us the answer we were looking for. He would block the truck until 4:00 PM this afternoon giving us the necessary time to re-stack and pack the goods into our delivery van and drive of to Brussels in which we succeeded. Not only will Gianni have his beers in time, the thousands of visitors to the festival will be able to taste Struiselensis and Struise Mikkeller officially for the first time!

There is a moral to this story for us brewers, never accept to sell a beer when it is not ready...

 




martedì 11 settembre 2007

Serafijn..niente fusti

Vediamo come riusciamo ad arrangiarci ma tra la merce per il Festival che ci è arrivata oggi mancavano i fusti dell'Achilles..solo birre in bottiglia. Legge di Murphy?

Hot line con gli "Struise"!

Urbain, il birraio degli Struise, ci ha inviato questa foto..è andato a Bruxelles a caricare il suo pallet con i fusti che serviranno per il nostro Festival..speriamo bene.

Aggiornamento per il Villaggio della Birra

E' iniziato il conto alla rovescia per il nostro Festival..Molte novità e molte conferme sia dal mondo brassicolo belga che italiano.

Purtroppo per motivi gravi motivi familiari gli "Struise Brouwers" non saranno presenti..speriamo di ricevere in tempo le loro birre. Tra le chicche preannunciate la prima volta della Black Albert, la loro nuova Porter lanciata solo negli USA. Sempre se riusciranno a farci avere le loro birre, per la prima volta in Europa la Mikkeller e la Struisenlensis alla spina.

   

Dalla Cazeau, sempre al Villaggio, oltre alla Tournay alla spina da testare la nuova Saison, aromatizzata con fiori di Sambuco e la Welle, nome ed etichetta provvisoria per la loro birra al miele.

  


Kameleon con Ginseng alla spina (e Triple..); Rulles : Estivale e Triple; Kerkom con Adelardus e Bink Blond; Boelens con Bieken e Pagijs; Achilles con Serafijn Donker e Triple. Per gli italiani: Olmaia con Bk, Almond con Farrotta, Gran Cru e Nigra; Birra del Borgo con KeTo reporter, Genziana e RealAle; Piccolo Birrificio con Nua e Sesonette!

Nel Beershop allestito per il Festival troverete disponibile anche la Oerbier Speciale reserva 2006.

I Trappisti e le birre - Parte 1

©Alberto Laschi

Lavora, consuma, crepa”..“ora et labora”


Le due anime, perennemente in contrasto o in rotta di collisione, della vita dell’uomo: la deriva consumistica dell’esistenza, l’esistenza da consumarsi in una dimensione più strettamente spirituale, in cui il lavoro è solo un mezzo di sostentamento, e non di arricchimento. Il monachesimo ha incarnato da sempre nel contesto della cultura occidentale la prospettiva di vita più prettamente spirituale, di preghiera e contemplazione, mai separata però dalle incombenze pratiche della vita, ivi compresa quella di lavorare per sostentarsi autonomamente e non essere di peso a nessuno. In questa prospettiva generale si contestualizza la presenza della produzione birarria monastica. La birra che fa parte della tradizione produttiva locale di alcuni monasteri, che storicamente ne ha sempre costituito una delle attività di sostentamento principale e che fa comunque parte del dettato originario della regola costitutiva di queste famiglie religiose.
Il breve excursus storico che verrà qui di seguito vuole semplicemente aiutare a capire le ragioni, le dinamiche, la progressione nella “fabbricazione” di un bene dalla storia ormai millenaria ma che non finisce tutt’oggi di essere apprezzato. Una storia che inizia agli albori del monachesimo cristiano (II – III sec. d.C.) e si conclude con le birre trappiste del Belgio, passando dai padri Benedettini ai monaci Cistercensi.

1. Gli albori del Monachesimo: S. Antonio Abate e Pacomio

Il monachesimo, fin dal suo nascere in Medio Oriente nel IV secolo d.C. con Antonio il Grande, Pacomio e i Padri del deserto, ha sempre assolto alla funzione, nel cristianesimo orientale ed occidentale, di ricordare a tutti che il fine ultimo dell’esistenza di ogni uomo è vivere in maniera radicale il rapporto con Dio; di conseguenza ogni attività (compresa quella lavorativa) va esercitata come atto d’amore vero e radicale verso Dio.
E’ stata una scuola dura, quella del monachesimo (dal greco  “solitario”, della stessa radice verbale di "diminuisco, restringo”), avviata dalle radicali scelte ascetiche di quei monaci che in Egitto, Siria e Palestina abbandonarono completamente il mondo per rinchiudersi nella solitudine dell’eremo (dal greco : “solitario, deserto”, ma anche “essere o star quieto”), o si riunirono in conventi o cenobi (nome composto, dal greco :”in comune” e “vita”) per percorrere insieme il tratto di strada che li avvicinava alla pienezza di vita con Dio.
Fondatore del monachesimo cristiano di stampo eremitico è Sant’Antonio Abate (251? – 356 d.C.), eremita egiziano, che per primo diede vita a famiglie di monaci eremiti che sotto la guida di un abbà (“padre”, da qui il termine abate) consacrarono la propria vita a Dio. Famoso ancora oggi fra la gente comune, sotto la sua protezione vengono posti tutti coloro che hanno a che fare con il fuoco, in onore alla tradizione che narra del fatto che S. Antonio si sarebbe recato addirittura all’inferno per contendere le anime dei peccatori a Satana. Grande la sua fame di guaritore potente, a tutt’ oggi è considerato il protettore degli animale domestici. Il santo viene spesso raffigurato con accanto un maiale che porta al collo una campanella: questo perché i monaci del suo ordine avevano il permesso di tenere maiali all’interno dei propri conventi (che erano allevati a spese della comunità e andavano in giro con una campanella al collo per distinguerli), il cui grasso veniva impiegato per ungere il corpo dei malati colpiti dall’ Herpes zoster (o fuoco di sant’Antonio), allora conosciuto comunemente con il nome di “male degli ardenti”.
San Pacomio (292-348) è unanimemente considerato il fondatore del monachesimo cristiano cenobitico; militare egiziano convertitosi al cristianesimo in età adulta, fonda diversi monasteri maschili e femminili, redigendo la più antica regola di vita comunitaria ad oggi conosciuta, e alla quale tutti gli ordini religiosi monacali dell’Occidente e Oriente cristiani hanno fatto riferimento. La Chiesa cattolica ne celebra la memoria liturgica il 9 maggio, quella ortodossa il 15 maggio. Il suo luogo della sepoltura è sconosciuto, poiché sul letto di morte si era fatto promettere dal discepolo Teodoro che avrebbe nascosto le sue spoglie mortali, per evitare che sulla tomba erigessero una chiesa, a imitazione dei "martyrion" o cappelle erette sulle tombe dei martiri.

2. San Benedetto e l’ordine benedettino

L’ordine dei monaci benedettini (in latino Ordo Sancti Benedicti o, semplicemente, O.S.B.), è la matrice che conferì al monachesimo occidentale la sua forma definitiva, quella che è arrivata fino a noi, pur nelle sue varie manifestazioni e ramificazioni. L’ OSB si conforma alla Regola dettata da San Benedetto da Norcia (480-547) nel 534, dopo che aveva già fondato, nel 529, il monastero di Montecassino. La Regola benedettina, in latino denominata Regula monachorum o Sancta Regula , è composta da un Prologo e di settantatré capitoli. È una regolamentazione minuziosa, particolareggiatissima, dei diversi aspetti della vita monastica, che viene organizzata intorno a quattro assi portanti,i quali, impegnando costantemente il monaco, avevano (e hanno) lo scopo di tenerlo lontano dalle tentazioni e farlo progredire nella santità: la preghiera comune, la preghiera personale, lo studio (non solo delle Sacre Scritture ma anche della scienza e delle arti) e il lavoro. Da qui la semplificazione, oggi ancora molto conosciuta, nel motto benedettino “ora et labora”.
Al di là del ruolo fondamentale che l’ordine svolse (e svolge ancora) all’interno del cammino spirituale della Chiesa, i benedettini svolsero anche una imponente funzione culturale all’interno della società a loro contemporanea, tanto che Carlo Magno affidò all’ordine il compito di organizzare sul territorio un sistema regolare di istruzione; senza contare il valore inestimabile del lavoro di ricopiatura e miniatura dei testi che tutte le comunità benedettine hanno svolto in tutta la loro storia e che hanno preservato dalle scorrerie barbariche quasi tutto il patrimonio librario dell’epoca. I benedettini prosperarono per tutto il medioevo, come testimoniano i circa 15.000 monasteri appartenenti all'ordine censiti prima del Concilio di Costanza tenutosi nel 1415, alcuni dei quali così grandi da ospitare oltre 900 monaci. Nel tempo i seguaci di san Benedetto crearono comunità economicamente autosufficienti e protette, tanto che in caso di necessità potevano offrire una valida difesa alle popolazioni minacciate da scorrerie barbariche sempre più frequenti nell’epoca medievale

3. La congregazione Cluniacense

All’interno dell’Ordine benedettino lungo i secoli hanno visto la luce diverse famiglie religiose, che pur nella fedeltà alla Regola, ne hanno accentuato alcuni aspetti piuttosto che altri, differenziandosi fra loro per la propria storia e le proprie attività specifiche. Un ramo riformato dell’OSB è quello rappresentato dalla Congregazione di Cluny, o Cluniacense, che venne istituita “ufficialmente” il 2 settembre 909. In quell’anno Gugliemo I, duca d'Aquitania, donò la villa di Cluny (nella zona francese oggi chiamata Saone et Loire), mettendola subito sotto la diretta autorità di Papa Sergio III, a Bernone, allora già abate di Baume nell’Alta Savoia, affinché potesse fondarvici una comunità di 12 monaci sotto la regola di San Benedetto. L'abate Bernone caratterizzò la vita del monastero secondo i principi della riforma redatta dal monaco benedettino Benedetto d’Ariane, che insisteva soprattutto nel dare più importanza all'ufficio divino e al lavoro, ridimensionando l'applicazione agli studi. Fu però sotto l'abate Odone che la regola, detta cluniacense, fu adottata, oltre che a Cluny, anche da altri monasteri, che formarono intorno a Cluny una vera e propria “federazione monastica” di priorati autonomi sotto la comune guida dell'abate di Cluny (chiamato il “prior abbas”) che, parificato ad un vescovo, rendeva conto del proprio operato direttamente al Papa. A soli due secoli dalla fondazione, nel XII la congregazione cluniacense contava già oltre duemila priorati. Molti papi e legati pontifici escono da Cluny, che per un periodo abbastanza lungo diventa un vero e proprio faro di civiltà e tradizione religiosa; allo stesso tempo però l’enorme ricchezza che l’ordine riuscì ad accumulare attraverso un’ oculata amministrazione dei propri beni e delle proprie attività, ne minò le basi spirituali. Nonostante infatti i numerosi tentativi di disciplinarsi al proprio interno, con richiami pressanti e specifici alle norme basilari della Regola , l’Ordine non riuscì a preservarsi da un generale rilassamento, e dall’accusa di detenere un potere temporale eccessivo. Per questo l'ordine di Cluny perdette gradualmente di influenza spirituale; e come spesso succede nella storia, quando un’ autorità religiosa e spirituale entra in crisi, quasi automaticamente si determina la nascita (in questo caso fra la fine dell’XI secolo e l’inizio del XII) di nuovi movimenti spirituali che intendono prenderne il posto, rivitalizzandone lo spirito religioso originario. In quel periodo infatti videro la luce nuovi ordini ispirati ad un ideale sempre più radicale di povertà e austerità : i Premonstratensi, l’Ordine Certosino, l’Ordine Cistercense (quello che più ci “interesserà” per la sua relazione con la produzione delle birre).

lunedì 10 settembre 2007

Sdrammatiziamo..Barzelletta birraria

"Al raduno internazionale dei produttori di birra, dopo le conferenze, tutti
si trovano al bar.
Per essere all'altezza, ognuno ordina ciò che produce; e così, il
rappresentante Heineken ordina una Heineken, quello Stella Artois una Stella
Artois, poi una Ceres, una Menabrea...
Arriva il turno di Kris Boelens.
Questi, con un mezzo sorriso, ordina: "Una coca cola, grazie."
Gli altri rappresentanti stupiti...
"Ma come? Non ordini una Bieken?"
"No, se non bevete birra voi, allora nemmeno io..."




sabato 8 settembre 2007

Gli "Struise" non saranno al Villaggio!!!!

Purtroppo Urbain Cotteau, uno dei mastrobirrai della Struise, ha confermato l'impossibilità di
partecipare al Villaggio della Birra 2007 per gravi motivi familiari.

"Mi dispiace per il silenzio che ha accompagnato questi giorni. Dovrei riuscire a inviarvi le birre
che mi hai chiesto per il Festival sperando che arrivino in tempo ma purtroppo mio padre mi stà 
lasciando..è in fase terminale..e non me la sento di lasciare, anche se per pochi giorni, mia madre. Spero che tu mi capisca ma non posso venire al Festival..

Urbain Cotteau"

giovedì 6 settembre 2007

Allarme Struise!!!

Abbiamo appena ricevuto la conferma dal nostro corriere delle birre che martedi scaricheranno per il Villaggio della Birra. Cambio in corsa per Boelens che ha sostituito la WaaseWolf con la Pagijs.
Confermata la GinSeng della Kameleon..le birre della Rulles arriveranno con Jean, l'aiuto mastrobirraio di Greg - che non potrà essere presente..purtroppo- il sabato mattina, dopo un viaggio di 14 ore!

Nota di apprensione il silenzio dagli Struise..non rispondono alle email ne al telefono..speriamo di
risolvere la cosa..

Sul fronte italiano grandi attesa per tutte le birrerie presenti che presenteranno qualche novità
(la PVK dell'Olmaia, la Re Ale Extra del Borgo e le sperimentazioni di Jurij dell'Almond)

martedì 4 settembre 2007

Ben Vinken impossibilitato per il Laboratorio di Degustazione di Sabato

Di seguito la mail di Ben Vinken.

"Dear

You will have heard that Michael Jackson has died ( see my website

I have to go to his funeral on 14th september

So I can only leave on Saturday 15th and arrive late

Please can you change my programme:

- tasting only on Sunday 16th

Sorry for this change but you will understand.

Ben
"

Il Laboratorio di Sabato al Villaggio della Birra (Birra & Sigaro) sarà guidato dal solo Terry Nesti dell'Amici del Toscano.