Luppolo: il suo nome latino è “humulus lupulus”, e anche l’etichetta di questa birra ricorda l’accostamento (apparentemente strano) fra la pianta e l’animale (“lupulus” è il diminuitivo di “lupus”). Due sono (o potrebbero essere) le spiegazioni: la prima è che il lupo e il luppolo, crescono liberi sulla terra, senza bisogno dell’uomo; la seconda, più “botanica” è legata allo scrittore latino Plinio. Da fine osservatore dei fenomeni naturali, aveva notato come la pianta del luppolo fosse così pericolosa per altre piante da essere considerata un vero e proprio “lupo”; lo stesso Plinio definisce il luppolo come il “lupo dei salici”, poichè faceva seccare progressivamente queste piante prosciugandone la linfa, arrampicandosi ed attorcigliandosi ad esse.
Al di là della storia e della botanica, questa birra vuole essere il tentativo di riproporre sul mercato una birra simile alla La Chouffe, prodotto per il quale Pierre Goubron ha mietuto riconoscimenti in tutto il mondo. Birra simile ma, ovviamente, non uguale: ha un po’ meno personalità della “pietra di paragone”, anche se si fa bere molto volentieri. Ben mascherata la robusta alcolicità da un corpo rotondo ed equilibrato, è birra quasi classica fra le golden ale belghe: bella schiuma, ricca e cremosa, bionda e leggermente velata, ha una speziatura più accentuata e una ruvidezza più latente rispetto alla La Chouff. Al naso si distinguono coriandolo, buccia d’arancia, insieme ad un luppolo tenue. Il luppolo invece si presenta con più evidenza nel gusto, senza renderla per questo eccessivamente astringente; la frizzantezza non accentuata permette di apprezzarne rotondità e bevibilità. Manca, nel gusto, un poco di personalità, sembra sempre una birra giovane, mentre non è sicuramente di invecchiamento che ha bisogno. Finisce tranquilla, moderatamente luppolata, abbastanza in fretta. Alc. 8,5% vol. ©Alberto Laschi
Al di là della storia e della botanica, questa birra vuole essere il tentativo di riproporre sul mercato una birra simile alla La Chouffe, prodotto per il quale Pierre Goubron ha mietuto riconoscimenti in tutto il mondo. Birra simile ma, ovviamente, non uguale: ha un po’ meno personalità della “pietra di paragone”, anche se si fa bere molto volentieri. Ben mascherata la robusta alcolicità da un corpo rotondo ed equilibrato, è birra quasi classica fra le golden ale belghe: bella schiuma, ricca e cremosa, bionda e leggermente velata, ha una speziatura più accentuata e una ruvidezza più latente rispetto alla La Chouff. Al naso si distinguono coriandolo, buccia d’arancia, insieme ad un luppolo tenue. Il luppolo invece si presenta con più evidenza nel gusto, senza renderla per questo eccessivamente astringente; la frizzantezza non accentuata permette di apprezzarne rotondità e bevibilità. Manca, nel gusto, un poco di personalità, sembra sempre una birra giovane, mentre non è sicuramente di invecchiamento che ha bisogno. Finisce tranquilla, moderatamente luppolata, abbastanza in fretta. Alc. 8,5% vol. ©Alberto Laschi
2 commenti:
Ciao molto simpatico il tuo blog! Un saluto e buona domenica!
Grazie!
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