All’interno del vasto territorio delle Ardenne si trova l’Abbazia di Notre-Dame d’Orval, in territorio belga, ma molto vicino al confine francese, ed equidistante (10 km) da Florenville (Belgio) e Montmédy (Francia).
Storia dell’Abbazia
Non si hanno notizie storiche riferentesi a insediamenti umani precedenti alla venuta dei monaci in questa zona, ad esclusione di alcune tombe merovinge scoperte in seguito. La prima data certa, narrata dagli annali della diocesi tedesca di Trier è il 1070: in quell’anno alcuni monaci Benedettini Calabresi, provati dai continui conflitti che insanguinavano le loro terre, lasciano il loro convento e decidono di allontanarsi dall’Italia per ridare nuova vita, in altri luoghi, alla propria vocazione monastica. Arrivati in Germania, l’Arcivescovo di Trier consiglia loro di cercare la loro nuova collocazione nelle Ardenne, territorio allora all’interno della sua diocesi. Il Conte Arnoldo II di Chiny, signore del feudo di cui faceva parte Orval, li accoglie, offrendo loro appezzamenti di terra di sua proprietà. I monaci iniziano immediatamente la costruzione della Chiesa e del Convento, potendo contare in questa fase sui proventi derivanti dallo sfruttamento delle miniere di sale presenti nei loro terreni.
A questo punto si “inserisce” nella storia/leggenda di Orval la figura di Matilde di Canossa, personaggio di grande rilevanza storica e protagonista di una vita dai risvolti quasi fiabeschi. Imparentata con le più grandi famiglie dell’Europa feudale dell’anno Mille, giocò un ruolo di primo piano nello scacchiere politico dell’epoca. Donna dalla forte personalità e grande sostenitrice del Papa, ottenne risultati politici quasi impensabili per l’epoca, considerando il fatto che, in tale periodo, l’esercizio del potere era appannaggio quasi esclusivo del sesso forte. Le sue frequenti azioni di beneficienza originarono aneddoti leggendari sulla sua vita, uno dei quali riguarderebbe proprio Orval.
Nel visitare i lavori della costruendo abbazia a Matilde capita che (narra la storia/leggenda), immergendo le mani in una sorgente all’interno delle mura del monastero (l’attuale fontana Matilde) l’anello nuziale, cui attribuiva un grande valore sentimentale, le scivola dalle dita e si perde fra le acque della fonte. Provata da questo fatto, Matilde implora subito la Vergine Maria di farglielo ritrovare, ed in men che non si dica, una trota emerge dalla fonte portando in bocca l’anello tanto desiderato. Stupefatta dell’accaduto la contessa esclama subito (sono sempre le cronache/leggende che lo narrano): "Questo luogo è veramente la valle dell’oro!", “Aurea vallis”, in francese "val d’Or", che col tempo è poi diventata Orval. Di questo episodio c’è la traccia più evidente possibile nel logo della birreria, registrato dal 1934, che raffigura appunto una trota con l’anello in bocca.
Ritornando alla storia certa, i monaci calabresi protagonisti della fondazione scompaiono improvvisamente da Orval nel 1108, per motivi che i documenti storici rimasti non chiariscono. Sta di fatto che Ottone, figlio di Arnoldo, nello stesso anno invia ad Orval una piccola comunità di religiosi canonici provenienti da Trier, che completano in pochi anni l’opera dei predecessori: nel 1124 infatti la Chiesa di Orval viene ufficialmente consacrata da Henri de Winton, Vescovo di Verdun. Affiliatisi all’Ordine dei Cistercensi, allora molto forte in Europa, dal 1132 inizia la vera e propria storia di Orval all’interno dell’Ordine dei cistercensi, con l’arrivo di sette monaci dall’abbazia francese di Tris Fontaines, nella regione dello Champagne.
Completata la nuova chiesa, i monaci iniziano anche ad insediare e perfezionare quelle attività economiche necessarie alla propria sussistenza, e avendo ricevuto molti appezzamenti di terreno in dono, iniziano attività di agricoltura e silvicoltura.
Per i cinque secoli successivi, la vita dell’abbazia prosegue in maniera costante; nel corso degli anni si vivono periodi di prosperità ma anche periodi di affanno, come nel XIV secolo, quando un incendio quasi la distrugge, portandola sull’orlo della chiusura. Nel XV e XVI secolo Orval, posta in una zona di confine molto turbolenta, risente negativamente delle conseguenze derivanti dalla guerra fra Francia e Borgogna prima e Francia e Spagna poi. Nel 1529, segno questo della provvidenza, l’imperatore Carlo Quinto concede all’Abbazia la facoltà di istituire una fonderia nel proprio territorio, attività facilitata dalla vicinanza di fiumi, laghi (uno, da cui si traeva l’acqua per la siderurgia, si trova proprio dinanzi all’Abbazia) e foreste da cui procurarsi il legno; questa attività si rivelerà poi fondamentale nel corso degli anni successivi per la vita e la sopravvivenza dell’abbazia stessa. Il XVII secolo è il periodo di maggior splendore di Orval: due dei suoi Abati divennero famosi in tutto l’Ordine Monastico. Il primo, Bernard de Montgaillard, originario del Sud della Francia, viene eletto abate nel 1605; dopo aver dato stabilità economica all’abbazia, mette mano ad una serie di riforme della Regola, cosa che fa di lui uno dei precursori di quella che diventerà poi la riforma Trappista, portando inoltre ad un aumento delle vocazioni: nel 1619 infatti la Comunità conta 43 membri: 27 Monaci consacrati, 8 fratelli laici ed 8 novizi. Sono proprio di questo periodo le prime testimonianze certe dell’esistenza di una birreria, per la precisione la data è quella del 1628: in un documento ufficiale dell’Abate Bernardo infatti vengono descritte le quantità di birra e di vino che potevano essere consumate da ogni monaco.
Dal 1668 al 1707, Orval è sotto la guida e l’autorità di un altro grande Abate, Charles de Bentzeradt, nativo di Echternach (Lussemburgo). Prendendo a modello la riforma che l’Abate de Rancé aveva realizzato all’Abbazia de La Trappe in Normandia, Charles istituisce la Regola della "Stretta Osservanza" anche ad Orval. Il numero dei novizi aumenta ulteriormente, così come quello dei monaci: per questo riesce a fondare, nel 1701, l’Abbazia di Düsselthal, vicino a Düsseldorf, e ad da erigere come Priorato la casa di Conques, sul fiume Semois.
Nel 1723 la comunità conta ben 130 membri, arrivando ad essere “la più numerosa dell’Impero”. Dalla fine del XVII secolo alla metà del XVIII le fonderie di Orval, fondate lo ricordiamo nel 1529, sono le più importanti di tutta l’industria siderurgica europea, e la maggior parte dei proventi sono destinati alla costruzione di un nuovo monastero, su progetto del famoso architetto belga
Laurent-Benoit Dewez
La fine di Orval inizia con lo scoppio della Rivoluzione Francese del 1789; dopo la confisca di tutti i possedimenti dell’abbazia al di là del confine francese, il 23 giugno del 1793 le truppe rivoluzionarie del generale Loyson saccheggiano e bruciano il Monastero, radendo al suolo con l’artiglieria il chiostro ed i due santuari di Nostra Signora di Orval e di San Bernardo, sembra per rappresaglia in seguito all’ospitalità offerta dai Monaci a truppe austriache.
I 60 monaci della Comunità si rifugiano in Lussemburgo prima e presso il Priorato di Conques poi, sancendo in questo modo la fine di un’avventura iniziata sette secoli prima. La Comunità viene ufficialmente soppressa il 7 Novembre 1795 ; il monastero, o meglio, quello che ne resta, viene venduto un anno dopo.
Dopo quasi 150 anni di oblio, nel 1926 la famiglia de Harenne, che aveva acquistato nel 1887 le rovine di Orval e le terre circostanti, dona le proprietà succitate nuovamente all’Ordine Cistercense, e da quell’anno Orval rivede la possibilità della presenza di una comunità monastica. Nel 1927 Jean-BaptisteChautard, Abate di Sept-Fons (nella regione francese di Allier), accetta la responsabilità della rifondazione e manda ad Orval un gruppo di Monaci , il primo nucleo della nuova Comunità, ricostituita nella sua integrità grazie all’opera successiva di Marie-Albert van der Cruyssen, di Ghent, monaco dell’Abbazia de La Trappe. Il monastero viene ricostruito secondo il progetto dell’architetto Henry Vaes, e viene eretto sulle stesse fondamenta di quello del XVIII Secolo, ancora in buono stato di conservazione.
Nel 1936 Orval ridiventa Abbazia autonoma e Marie-Albert ne diventa l’Abate. Nel 1948 la ricostruzione globale è portata a termine e l’8 Settembre viene solennemente consacrata la Chiesa, la stessa che ancora oggi si fa ammirare, insieme allo splendido complesso conventuale che nel 2003 ospitava 20 monaci.
Storia della birreria
C’è probabilmente sempre stata una birreria presso il Monastero. Molti fatti lo confermerebbero: vecchi dipinti, una dettagliata descrizione del processo produttivo lasciata da un visitatore Francescano tre secoli fa, un’area chiamata “campo di luppolo” vicinissima al monastero.
La fabbrica di birra attuale, che assomiglia ad una cappella (è posta sulla destra del monastero quando lo si guarda dal davanti), viene costruita nel 1931 al fine di ricoprire quel ruolo che in passato era stato proprio della fonderia. La birreria infatti doveva, in quel periodo, reperire risorse economiche non tanto per il sostentamento della comunità (per quello era sufficiente la vendita dei prodotti alimentari, pane e formaggi, dei monaci) ma per far fronte alle ingenti spese legate alla ricostruzione del monastero, riprogettato dall’architetto di Anversa Henry Vaes. Lo stesso che nel 1932, fra le altre cose, ha progettato la bottiglia e il bicchiere di Orval, entrambi ancora oggi in uso.
La prima birra esce dal nuovo impianto il 7 Maggio,trasportata in barili di legno fino a destinazione ed imbottigliata dai distributori su tutto il territorio nazionale del Belgio.
Il primo mastro birraio, il bavarese Martin Pappenheimer, e il suo assitente John Van Huele di Ostenda si dividono la paternità dell’inconfondibile birra di Orval. Il primo proveniva da una zona della Germania dove si apprezzavano molto le pils amare e luppolate, il secondo è stato molto probabilmente l’inventore negli anni ’50 della tecnica produttiva detta dry-hopping, nello stesso stabilimento di Ostenda nel quale, dopo il 1950, egli stesso cominciò a produrre la Sano, birra talmente simile all’Orval da creargli problemi legali con l’Abbazia.
Attualmente non ci sono monaci tra i 32 operai della birreria di Orval, anche se sono i monaci a supervisionare direttamente la produzione. L’autosufficienza economica della comunità monastica di Orval oggi è assicurata dai soli proventi della produzione di pane, formaggio, miele e confetture,; il profitto generato dalla fabbrica di birra è direttamente distribuito dalla comunità monastica ad organizzazioni caritatevoli e sociali locali.
La produzione annuale si attesta all’incirca sui 45.000 hl. (535 barili a settimana), dieci volte la produzione di Westvleteren; Chimay e Westmalle invece producono in quantità maggiore, anche se hanno un numero maggiore di birre.
La birra di Orval è unica: e la sua unicità è talmente riconosciuta che in francese è stato coniato il detto "le goût d'Orval", il gusto di Orval. Ma i monaci possono assaggiarla solo 2 volte all’anno: negli altri giorni bevono la Petit Orval (od Orval Vert) di 3,5°, in pratica una Orval classica diluita con acqua per diminuirne la gradazione.
Abbaye Notre-Dame d'OrvalB-6823 Villers-devant-Orval
www.orval.be Tel. 0032 (0) 61.31.10.60
© Testi di Alberto Laschi
© Foto di Vanessa Rusci