sabato 20 ottobre 2007

I trappisti e le birre - Abbazia di Nostra Signora di St. Sixtus - Westvleteren



Il Monastero di Nostra Signora di San Sisto si trova nelle Fiandre Occidentali, a circa 4 km dal villaggio di Westvleteren, poco distante da Poperinge, a 12 km della città di Ypres, e ad appena 18 km dal monastero francese del Mont des Cats.; è il più piccolo fra i 5 monasteri belgi che producono birre trappiste.

Storia del monastero

Nel VI – VII secolo d.C. Sant’ Omero (595-670, il cui nome latino era Audomarus) vescovo di Boulogne e Therouanne fonda insieme a tre suoi confratelli un monastero a Sithiu, col nome di abbazia di S. Bertino di Sithiu, nome col quale viene conosciuto per tutto il Medioevo. Nell’anno 806 l’abbazia si amplia, acquistando un fabbricato con annessi dieci ettari di terra nella zona allora chiamata Vleteren, vicino a Yser. Questo fabbricato lo si rincontra in documenti storici risalenti al XII secolo, con il nome di “Cella Beborna”, situato a non più di 1 km. dall’attuale monastero di St. Sixtus, il probabile nucleo storico attorno al quale nel corso dei secoli prende corpo la presenza monastica nella zona. Questa presenza fra il 1260 e il 1355 viene incarnata da una piccola comunità di suore, dall’identità non proprio chiara, che cedono poi la proprietà nel 1375 all’abbazia di Ter Duinen, che la conserva, senza instaurarvi una presenza monastica, fino al XVII secolo. Nel 1610 Gilles de Lattre, uomo di fiducia dell’allora vescovo di Ypres, si ritira in eremitaggio insieme ad altri suoi due compagni di fede vicino all’allora cappella di St. Seicx, con il permesso dell’allora abate dell’abbazia di Ter Duinen. Dopo alcuni anni in piena e perfetta solitudine, Gilles De Lattre sceglie di unirsi all’ordine religioso del SS. Salvatore, fondato da S. Brigida (comunemente conosciuto come ordine delle suore e dei monaci “brigidini”), e proprio a St. Sixtus vede la luce il primo monastero maschile dell’Ordine. L’abbazia di Ter Duinen nel 1630 acconsente a donare alla neo-nata comunità i fabbricati e le terre fino ad allora possedute. Da quella data e per più di un secolo il monastero prospera, vi spendono la loro vita di preghiera e lavoro più di 95 monaci, fino al 1784, quando, dietro l’ordine impartito dall’imperatore asburgico Giuseppe II che sanciva l’abolizione in tutto il territorio dell’impero austroungarico degli ordini religiosi contemplativi, i 14 monaci presenti sono costretti ad abbandonare il monastero, che viene immediatamente raso al suolo.
Ma la zona non rimane a lungo priva di presenza religiosa. Infatti nel 1814 Jean Baptiste Victoor, commerciante di luppolo, nato a Reninghelst il 22 ottobre 1756, abbandona la vita attiva e si ritira in eremitaggio nella foresta vicina a St. Sixtus, nel tentativo di ripristinare la vita monastica disintegrata dall’editto imperiale. Non potendo farcela da solo, richiede l’aiuto della comunità monastica cistercense francese di La Gard, che nel 1830 invia una piccola colonia di monaci a st. Sixtus, sotto la guida del padre Francois van Langendonck. 4 Novembre 1831: è la data ufficiale della ri-fondazione del monastero, segnata dalla prima messa solenne celebrata dai nuovi monaci arrivati dalla Francia e da Victoor, iniziatore dell’opera, che muore l’anno dopo, l’8 maggio 1832. Nel 1836 il monastero di Nostra Signora di San Sisto passa dalla dipendenza da quello francese di Le Gard a quella di Westmalle, abbazia-madre di tutti i monasteri cistercensi del Belgio; e proprio da Westmalle arrivano diversi monaci e il secondo abate, dom Dosithée Kempeneers. E’ proprio lui che nel 1838 decide la creazione di una fabbrica di birra interna al monastero, che, in pochi anni, cresce e prospera: nel 1875 sono già 52 i monaci che vi vivono, dopo che la comunità ha già fondato altri monasteri in zone limitrofe, come Scormount nel 1850. Durante gli anni della prima guerra mondiale il monastero di St. Sixtus quasi miracolosamente non subisce danni bellici, è l’unico monastero del Belgio che non subisce l’occupazione dei tedeschi e riesce così a dare rifugio a migliaia di sfollati. E così anche per negli anni della seconda guerra mondiale, che comunque mette a dura prova la stabilità della vita monastica..
Attualmente vivono a Westvleteren 29 monaci, con una età media di 54 anni; osservano, come prescrive la Regola, il silenzio più rigido, alzandosi alle 2 di mattina e andando a letto alle 20. Pregano fino a sei ore e ne passano altre dodici tra lavoro e lettura. Sette volte al giorno cantano in gregoriano la storia della Salvezza, conducendo una vita che, come la liturgia di cui si nutre, ruota attorno a un perno invisibile, ben espresso dal motto dell’abbazia stessa: “Beata Solitudo, Sola Beatitudo”



Storia Del Birrificio

Il birrificio interno all’abbazia nasce nel 1838; nato per dare ristoro agli operai impegnati nella costruzione del monastero, l’attività viene in seguito finalizzata al sostentamento economico della comunità stessa. Acquistato per 919 franchi di allora, la prima cotta “vede la luce” nel 1839, e fino al 1871 la produzione è per il solo consumo interno. Solo nel 1877 avviene la prima commercializzazione delle birre dei monaci, che prosegue più o meno costantemente fino alla fine della seconda guerra mondiale. In quegli anni infatti Padre Bonaventura De Groote, abate per più di 30 anni a Westvleteren, dopo una seria discussione interna alla comunità, decide di frenare l’espansione produttiva della birreria interna al monastero, che rischiava di snaturarne la vocazione alla preghiera e alla contemplazione. Per questo nel 1946 stringe un accordo con Evarist De Koninck, proprietario della brouwerij St. Bernardus di Watou, che viene autorizzata a produrre le birre secondo le ricette tradizionali di St. Sixtus e a commercializzarle. Nel contempo la produzione interna del monastero viene riportata allo standard originale, cioè i 3500 hl. annui, più che sufficienti per il fabbisogno interno della comunità. Il tutto cambia nel 1990, quando i locali produttivi dell’abbazia vengono rammodernati; il 1992 è l’anno in cui viene revocato l’accordo fra la St. Bernardus e l’abbazia, che ricomincia a produrre in proprio le sue 3 birre, sempre secondo però i rigidi criteri imposti dall’abate De Groote. Infatti nella birreria lavorano tre monaci, altri tre si occupano dell'imbottigliamento, mentre tre operai del posto danno una mano per lo smistamento e le operazioni di carico e scarico. Un'attività svolta nel silenzio imposto dalla Regola, inaccessibile a occhi esterni, che impegna la comunità 75 giorni all'anno. D’altra parte “Facciamo birra per vivere, non viviamo per fare birra” dice fratel Joris, ex capitano della polizia belga, 46 anni, monaco da 13, ma soprattutto tra coloro a cui fratel Filip, ormai anziano, ha passato nel 2004 i segreti della produzione. Pur dominando un campo di luppolo, il monastero produce birre la cui caratteristica prevalente è la dolcezza del malto, accompagnata da percettibili note speziate e fruttate. Di alta fermentazione, stabilizzate in bottiglia, non filtrate né centrifugate, hanno un gusto particolare, un po’ piccante. Le bottiglie non sono etichettate (limitazione che risale anch’essa agli anni ’40), sul tappo è riportata la gradazione alcolica secondo il sistema belga, che dà un’indicazione molto sommaria del contenuto alcolico per volume.

Brouwerij Westvleteren (Sint-Sixtusabdij van Westvleteren)
Donkerstraat 12
864o Westvleteren
Tel. 0032 (0) 70 210045
www.sintsixtus.be



©A. Laschi

Nessun commento: