mercoledì 28 gennaio 2009

Braven Apostel Tripel 2008


Il “solito casino” della De Proef: quando metti le mani su di una birra uscita dalla Brouwerij di Lochristi ci vuole sempre un sacco di tempo per capire se è farina del sacco proprio (della De Proef) o del sacco di altri che ci sono andati lì per produrre. Poi vai a leggere (con difficoltà) sul retro della bottiglia l’etichetta e ci vedi scritto “brassata dalla De Proef su ricetta originale di Claude Van Nuffel, Oostakker”. E qui cominci a capire qualcosa, ma non tutto. E poi , comunque, lasci perdere, perché è una battaglia (quasi) persa.
Per una birra non memorabile, poi, non vale nemmeno la pena. E’ una triple, come ce ne sono tante in Belgio, robusta, corposa di malto e calda di alcool, dal colore giallo dorato e schiuma fine e non molto persistente. Si fa bere, ma non si fa ricordare. Alc. 8% vol. ©Alberto Laschi

Kasteel Rouge 2008


Maledetti i belgi e tutti quelli che si divertono a mischiare i nomi delle proprie birre, usando alias quando non se ne vede il bisogno. Allora la Kasteel Rouge non è altro che l’alias dietro il quale si nasconde la Kasteel Kriek, una classica (fino ad un certo punto) kriek belga. Averlo saputo, o sospettao prima, avrei risparmiato del tempo, o l'avrei bevuta nella giusta occasione (come aperitivo o per accompagnare una crostata alla frutta), e non da sola, come mi sono provato a fare. Ottenuta dal mosto della bruin, fatto fermentare per 6 mesi insieme alle ciliegie. Il risultato è una robusta kriek di 8° (qui sta un po’ l’anomalia rispetto alle altre birre fruttate). Rossa è rossa, quasi porpora, schiuma zero, corpo robusto, ma dolce , dolce, dolce, dolcee…….
Alc.8% vol ©Alberto Laschi

domenica 18 gennaio 2009

Du Bocq Noel 2008



E poi si dice l’artigianalità: niente da fare, una produzione industriale la si riconhosce lontana un miglio; non che sia fatta male, ma non ha quel gusto e quella personalità che solo un prodotto artigianale può vantare. Nuova birra natalizia della Du Bocq (dalla terribile etichetta!), niente a che vedere con la splendida Christmas Regal. Un “dolcione”, come direbbe qualcuno, a dispetto dei suoi 32EBU (chissà da dove li hanno ricavati), di un colore ambrato carico e dalla schiuma fine e non molto persistente. Per dire una quasi eresia, assomiglia un po’ alla Gauloise Ambreè, soltanto un po’ più alcolica. Lascia di sé poca memoria, se non un corpo comunque rotondo ed equilibrato, ma accanto ad un aroma povero e anonimo, ricco solo di malto e caramello. Un po’ troppo, banale, anche per la DuBocq. Alc. 8,1% vol ©Alberto Laschi

St Feuillien Noel 2008

Erano otto anni che non assaggiavo più una st. Feuillien de Noel, birra per me da allora collocata nell’empireo delle birre natalizie belghe. Riassaggiata adesso, devo dire, con rincrescimento, che la devo far scendere dall’empireo, e collocarla in una posizione di media classifica. Vale un po’ lo stesso discorso fatto per la Bocq di natale: anche se la Friart ha metodologia produttiva, tradizione e qualità diverse dalla Du Bocq, anche in questo caso ci sento più la mano dell’industriale che dell’artigiano. Stabile è stabile, come birra, è robusta e corposa, forte di alcool e calda di malto, non molto speziata e poco frizzante; ma ti lascia un po’ a mezzo del guado: ti aspetteresti di più, mentre è in grado di darti solo un po’ più dell’ordinarietà. Manca un po’ il volo di fantasia. La miglior cosa di questa birra? Il colore, di un bel marrone con riflessi ambrati. Alc. 9% vol ©Alberto Laschi

Un'ora d'aria birraria



La sera dell'Epifania si è "consumato", a beneficio di pochi (una quarantina di persone), un vero e proprio "evento birrario" presso il noto ristorante fiorentino Ora d'aria (http://www.oradariaristorante.com/it/home_page/default.aspx). In collaborazione con l'amico Nicola Utzeri della rivista on-line Fermentobirra, il giovane ma già affermatissimo chef Marco Stabile ha voluto esaltare con un menù di tapas toscane la degustazione di sei birre artigianali, tre italiane e tre belghe, fra le quali le "nostre" Santa Bee 2007 e Rulles Meilleurs Voeux, sempre del 2007.

Il menù è stato del tutto speciale, e si è composto di ben dieci portate:
- Insalatina di coniglio alla cacciatora
- Crostino toscano
- Pappa al pomodoro invernale
- la ribollita croccante con cipolla di certaldo
- zuppa di farro e aringa
- pasta e ceci con caviale di muggine
- stracotto di manzo alla francesina con spuma di patate
- la bistecca con aglio, burro di fagioli e cavolo nero
- zuppa inglese
- cantuccini fatti in casa

portate abbinate con

La5 dell'Olmaia
Toccadibò del Barley
la Super del Baladin
Rulles de Noel della Rulles
Santa bee di Boelens
Duchesse de Bourgogne della Verhaeghe

L'insieme è stato estremamente gradevole, in un ambiente decisamente raffinato, approntato, per l'occasione, sul modello di una brasserie francese, con un servizio preciso ed accurato. La mano del cuoco si è fatta sentire, anche in piatti apparentemente semplici o solo tradizionali: a ciascuno ha aggiunto un tocco personale di fantasia. Ma non è stata una sorpresa: basta scorrere solo un po' il menù "stabile" del ristorante fiorentino per capire in che modo lo chef interpreta il modo di stare in cucina, dando vita a piatti sicuramente raffinati, senza essere eccessivamente ricercati. Così come, del resto, lo erano tutti in piatti della serata dell'Epifania.

Fra le birre, una piacevolissima scoperta è stata la Toccadibò del birrificio sardo Barley, uno dei birrifici artigianali italiani sulla rampa di lancio. La sua Toccadibò si è rivelata birra perfettamente bilanciata, ben costruita, fruttata e dissetante, sullo stile delle belgian ale. Assieme alla BB10, assaggiata nel dopo cena (una scura di 10° con aggiunta di sapa di Cannonau), hanno rappresentato il top della serata. In buona forma anche le due natalizie belghe, che, nell'invecchiare di un anno, hanno perso un po' del loro carattere originariamente speziato, compensandolo con una più accentuata liquorosità. La 5 dell'Olmaia era in buona forma, buona ma non splendida, così come la Super del Baladin, che ho trovato un po' troppo sbilanciata sul lato dell'alcolicità: la ricordavo robusta, ma non così. La Duchesse di Bourgogne non si è smentita: vinosa e astringente, così come è sempre stata.
Conservo un buonissimo ricordo di questa serata, aperta, volutamente, a birrofili e a neofiti, che hanno trovato sicuramente il modo di soddisfare più di una curiosità
Una serata di abbinamenti birra/cibo sicuramente da riproporre.

AL

martedì 6 gennaio 2009

Augrenoise Blonde de Noel


Esperimento natalizio, o meglio, produzione natalizia della meritevolissima Augrenoise, un gradino sotto però la fresca e rinfrescante Saison. Già la gradazione alcolica fa la differenza: tre gradi in più sono tanta roba, ma soprattutto cambia radicalmente lo stile e la tipologia produttiva. Una vera strong ale questa birra di natale, dal corpo massiccio (e un po’ ingombrante), dalla scarsa luppolatura e dalla corposa alcolicità. Il colore è un giallo oro antico, la schiuma è morbida e corposa, a bolle relativamente grosse; aroma e gusto sono estremamente abboccati, il gusto un po’ più stucchevolmente dell’aroma. Poco luppolo, un che di polveroso e terragno sia nell’aroma che al palato, una importante impronta di miele nel gusto, che, in mancanza di una luppolatura un po’ più decisa, corre il rischio di travalicare. Non molto beverina, per la sua gradazione alcolica per niente rimpiattata, dal finale un po’ ingombrante di malto e miele; finisce comunque calda e molto morbida, con però meno “pulizia” di quanto ci sarebbe bisogno. Alc. 9,5% vol ©Alberto LAschi

Bush de Nuits


75 anni di birra Bush: con questa idea in testa, Hugues Dubuisson, proprietario della Dubuisson stessa, comincia a pensare ad una birra celebrativa per tale evento. L’ispirazione la trova in Borgogna, nel 2007, dove acquista nel piccolo villaggio di Nuits-Saint-Georges alcune botti nelle quali era stato messo a maturare il prezioso vino Cotes de Nuits. L’idea è di farci maturare dentro la Bush noel, per poi commercializzarla al momento dell’evento celebrativo. Detto, fatto. Hugues procede ad un esperimento produttivo nel quale la Noel viene fatta maturare per 6 mesi nelle botti: ne ricava 210 bottiglie che vengono proposte per la degustazione degli esperti del settore, che l’apprezzano vivamente. Dall’esperimento alla produzione: vengono acquistate 25 botti botti da 228 litri ciascuna, dove la Bush Noel, dopo la normale fermentazione in tanks refrigerati a 0°, vi stagiona per 6 mesi; dopo viene imbottigliata con l’aggiunta di un po’ di lievito e zucchero, e la maturazione finale si ha dopo altre 3 settimane. Il risultato è una splendida birra ambrata di 13°, calda e riscaldante, ricca di aromi liquorosi (più che vinosi) e legnosi. Ha una schiuma molto corposa, morbida e persistente, un naso quieto e tranquillizzante, che prepara il palato ad una degustazione morbida. Relativamente frizzante, ha corpo morbido ed equilibrato, per nulla sbilanciato sul versante dell’alcolicità spinta: è molto calda, relativamente gommosa, con note importanti di brandy, di legno, un tocco di vaniglia che la rende abboccata senza farla diventare stucchevole. Il finale restituisce un alcol potente ma non prepotente, caldo, con una sensazione vinosa leggermente astringente. Molto, molto equilibrio, in questa birra. Al. 13% vol ©Alberto Laschi

domenica 4 gennaio 2009

La nuova Smisje Brouwerij

Johan Brandt lascia Assebroek per trasferire la produzione a Mater, circa un’ora dalla Redenboog Brouwerij. L’ultima domenica del 2008 è stata l’occasione per amici ed appassionati birrofili di visitare insieme a Johan i suoi nuovi impianti.

“Ho iniziato produrre birre nel 1995 in 16 metri quadri producendo 120 litri a cotta. Ad Assebroek sono arrivato a produrre 320 litri, ma l’ obbiettivo è di 1500 lt. Capisci che in 16 mq adeguare il mio piccolo impianto è impensabile.”.

Johan è arrivato a Mater per caso..”Stavo cercando un’imbottigliatrice ed mi sono imbattuta in Andre Christiaens e nella sua vecchia fabbrica di bevande analcoliche chiusa nel 2000. Acquistato l’impianto d’imbottigliamento mi fu proposto di rilevare anche l’immobile. Dopo un consulto familiare abbiamo deciso di fare la nostra offerta ed è stata accettata.”

Gran parte degli impianti sono stati rilevata dal birrificio olandese, chiuso per fallimento nel 1995, De Teut uit Neerpelt.

Il futuro appare luminoso. Non solo è la capacità di produzione incrementerà non solo per la quantità (fermentatori che potranno contenere 3000 lt) ma anche per la qualità: l’acqua di Bruges non è il top.. qui invece Johan userà acqua di fonte purissima.


Le birre manterranno il loro nome.. solo il cambio da ‘t Smise a Smise caratterizzerà le nuove etichette. Tra le anticipazioni: “Le ultime mie creazioni tendenti all’amaro credo che continuerò a proporle visto il successo (Smisje Kuvee elektrik 979W e Smisje+Dubbel IPA) ma stò cercando di creare una Bitter Ale con una bassa gradazione alcolica, nello stile Taras Boulba o Rulles Estivale per fare un esempio”.

Kerst 2007 e 2008

Le birre di Johan potranno essere acquistate ancora presso il negozio di Assebroek (Astridlaan 134), dove continuerà a vivere, ogni Martedì, Mercoledì Giovedi pomeriggio dalle 15:00 alle 19:00 o su appuntamento.

Johan Buona fortuna!

Brouwerij Smisje
Driesleutelstraat, 1
9700 Mater

sabato 3 gennaio 2009

Birrerya.com Best Seller 2008

2008 Archiviato. Di seguito le "nostre" 10 birre più vendute.

Cl. 33/ Cl. 75

1. ORVAL (Orval) /1. La Chouffe (Achuffe-Duvel)
2. ROCHEFORT 10 (Rochefort) /2. Westmalle Triple (Westmalle)
3. ROCHEFORT 8 (Rochefort) /3. Saison Epeutre (Blaugies)
4. WAASE WOLF (Boelens) /4. Hommel Tripel (Van Eecke)
5. WAASLANDER (Boelens) /5. Darbyste (Blaugies)
6. KWAK (Boostels) /6. Mc Chouffe (Achouffe-Duvel)
7. OERBIER RESERVA 2007 (De Dolle) /7. Achel Dubbel (Achel)
8. BLOEMEN (De Proef) /8. Tournay (Cazeau)
9. SERAFIJN BLOND (Achilles) /9. Fantome Printemps (Fantome)
10. BIEKEN (Boelens) /10. Ondineke (Glazen Toren)

Stagionali
1. Rulles M.Voeux 2008 (Rulles)
2. Moneuse Noel (Blaugies)
3. Stille Nacht 2008 (De Dolle)
4. Angelus Noel (Brootcorens)
5. Tsjeeses (Struise)

Saison d'Erpe Mere Special Eindejaar 2008


“Brassaggio” speciale per le feste natalizie di questa saison dalla doppia luppolatura, normalmemte più adatta ad un periodo un po’ più caldo. Mantiene inalterata la “struttura” generale, dimostrando, a mio parere, una luppolatura un po’ più accentuata rispetto alla versione “originale”. E’ asciutta, più amarognola dell’altra, e si avverte un po’ di più la consistenza del corpo. E’ comunque robusta, dal bel colore giallo oro, perfettamente limpido, con il medesimo, consistente, cappello di schiuma cremoso e persistente.Sembra di avevertire anche una maggiore consistenza alcolica, in un contesto gustativo rotondo e corretto. Finisce mediamente lunga, robusta ed astringente, con il luppolo in netta evidenza. Alc. 6.9% vol ©Alberto Laschi

Smisje Kerst 2008


Piccolo “giallo”: la birra si chiama Smisje Kerst, senza la ‘T iniziale che di solito si trova in tutte le altre etichette di questa birreria. E non è questa la sola differenza: rispetto alla kerst del 2007, questa è quasi (del tutto) un’altra birra. Parte del giallo è svelato dal buon Filip Gerts del sito Belgian Beer Board, sempre “sul pezzo”: la kerst del 2008 (quella senza la ‘T) è prodotta nel nuovo stabilimento di produzione, a Mater, e lo si ricava mettendo a confronto le etichette delle due birre. Certo che fare le cose semplici, per quelli della De Regenboog, non è mai facile. Comunque, altro giro altra corsa. E questa è proprio un’altra corsa, rispetto al 2007: la ricetta base è la stessa, malto, zucchero caramellato, luppolo, spezie (soprattutto grani di paradiso), ma i risultati sono altri. E’ una birra più terrosa, rustica e vinosa, molto meno fruttata e floreale, meno gommosa e più asciutta. Il naso è fresco ma non molto ricco, il colore è più opalescente rispetto alla versione precedente, più spostato sulla tonaca di frate, abbondantissimo il perlage che riempie le pareti del bicchiere di bollicine finissime. Nell’assaggio si ha la sensazione di una birra ancora in piena evoluzione, giovane ma già finita: è il vinoso, il leggermente acetato e il pepato che vengono maggiormente alla luce, con un finale leggermente luppolato che tende ad eliminare l’eccesso di acetico, e la rende pulita e asciutta. Lascia in bocca una leggera sensazione astringente, che ben maschera la forte componente alcolica, più evidente all’inizio della degustazione. Buonissima produzione, da rivalutare fra 4-5 mesi. Alc. 11% vol ©Alberto Laschi

venerdì 2 gennaio 2009

Cucinare con la Birra..belga

Le nostre Ricette.

Antipasti

Primi Piatti

Secondi Piatti
Dessert

Rinasce la Straffe Hendrick



di Filip Geerts

Salve, emozionante notizia da Bruges! La Straffe Hendrik è ritornata a Bruges!

La prima versione fu prodotta nel 1981 da Véronique Maes del birrificio locale De Halve Maan per celebrare una nuova statua di St Arnold posta nel centro di Bruges. Il nome scelto fu Straffe Hendrik, "il Forte Henri" in onore del primo birraio della famiglia Maes (Leon soprannominato Henri I°) che nel 1856 acquistò a Bruges la storica (già se ne parla nel 1564) fabbrica di birra "Die Maene" (La Luna).


Nel 1988 la proprietà del birrificio passa alla Riva: la nuova Straffe Hendrick diminuì sia nel volume alcoolico (da 9% vol a 6% vol) che nella qualità. [Qui le schede della Straffe Hendrik Blond e Bruin prodotte dalla Riva]

Quest'anno (2008) con il fallimento della Liefmans Brouwerij (proprietaria della Riva) la produzione è ritornata nelle mani della famiglia Maes con Xavier Vanneste, figlio di Véronique Maes..vedere tornare la "birra di Bruges" a casa è stato molto emozionante... dove se non al 't Brugs Beertje!

Straffe Hendrik Brugs Tripel Bier. Sì, questo è il nome corretto. Ha 9% vol, colore ambrato. Il gusto una vera e propria rivelazione: birra brassata sulla ricetta originale. Gran corpo sorretto dal 9% vol, ottimamente bilanciata la loppulatura con il dolce del malto. Affrettatevi a testarla..vi aspetto al Brugs Beertje!

Filip

St. Bernardus Christmas Ale


Bel tono di colore, un marrone scuro molto profondo, con poca luce intorno, e bella testa di schiuma, non particolarmente cremosa, ma abbastanza persistente. La prima impressione è molto buona: per questo mi aspettavo un naso altrettanto ricco e pregiato. Invece il naso (punto un po’ debole della birra) l’ho trovato molto severo ed asciutto, poco speziato (strano per una St. Bernardus), ma comunque equilibrato. Alcune note di frutta rossa, un accenno di uva, qualcosa che ricorda liquirizia e caramello. Non povero, quindi, come varietà, mi aspettavo solo un po’ più caratterizzato. Vigorosamente frizzante, questa birra ha un corpo strutturato ed alcolico, tendente all’amaro. Più piccante dell’aroma, il gusto si arricchisce, caratterizzandosi, di note legnose, luppolate e tostate, con le spezie più in primo piano e perfettamente in equilibrio con il contesto secco e asciutto. Nel finale si avvertono note che ricordano il cioccolato e il torrefatto, che la rendono piacevolmente pulita. Alc. 10% vol ©Alberto Laschi