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domenica 4 gennaio 2009

La nuova Smisje Brouwerij

Johan Brandt lascia Assebroek per trasferire la produzione a Mater, circa un’ora dalla Redenboog Brouwerij. L’ultima domenica del 2008 è stata l’occasione per amici ed appassionati birrofili di visitare insieme a Johan i suoi nuovi impianti.

“Ho iniziato produrre birre nel 1995 in 16 metri quadri producendo 120 litri a cotta. Ad Assebroek sono arrivato a produrre 320 litri, ma l’ obbiettivo è di 1500 lt. Capisci che in 16 mq adeguare il mio piccolo impianto è impensabile.”.

Johan è arrivato a Mater per caso..”Stavo cercando un’imbottigliatrice ed mi sono imbattuta in Andre Christiaens e nella sua vecchia fabbrica di bevande analcoliche chiusa nel 2000. Acquistato l’impianto d’imbottigliamento mi fu proposto di rilevare anche l’immobile. Dopo un consulto familiare abbiamo deciso di fare la nostra offerta ed è stata accettata.”

Gran parte degli impianti sono stati rilevata dal birrificio olandese, chiuso per fallimento nel 1995, De Teut uit Neerpelt.

Il futuro appare luminoso. Non solo è la capacità di produzione incrementerà non solo per la quantità (fermentatori che potranno contenere 3000 lt) ma anche per la qualità: l’acqua di Bruges non è il top.. qui invece Johan userà acqua di fonte purissima.


Le birre manterranno il loro nome.. solo il cambio da ‘t Smise a Smise caratterizzerà le nuove etichette. Tra le anticipazioni: “Le ultime mie creazioni tendenti all’amaro credo che continuerò a proporle visto il successo (Smisje Kuvee elektrik 979W e Smisje+Dubbel IPA) ma stò cercando di creare una Bitter Ale con una bassa gradazione alcolica, nello stile Taras Boulba o Rulles Estivale per fare un esempio”.

Kerst 2007 e 2008

Le birre di Johan potranno essere acquistate ancora presso il negozio di Assebroek (Astridlaan 134), dove continuerà a vivere, ogni Martedì, Mercoledì Giovedi pomeriggio dalle 15:00 alle 19:00 o su appuntamento.

Johan Buona fortuna!

Brouwerij Smisje
Driesleutelstraat, 1
9700 Mater

sabato 3 gennaio 2009

Smisje Kerst 2008


Piccolo “giallo”: la birra si chiama Smisje Kerst, senza la ‘T iniziale che di solito si trova in tutte le altre etichette di questa birreria. E non è questa la sola differenza: rispetto alla kerst del 2007, questa è quasi (del tutto) un’altra birra. Parte del giallo è svelato dal buon Filip Gerts del sito Belgian Beer Board, sempre “sul pezzo”: la kerst del 2008 (quella senza la ‘T) è prodotta nel nuovo stabilimento di produzione, a Mater, e lo si ricava mettendo a confronto le etichette delle due birre. Certo che fare le cose semplici, per quelli della De Regenboog, non è mai facile. Comunque, altro giro altra corsa. E questa è proprio un’altra corsa, rispetto al 2007: la ricetta base è la stessa, malto, zucchero caramellato, luppolo, spezie (soprattutto grani di paradiso), ma i risultati sono altri. E’ una birra più terrosa, rustica e vinosa, molto meno fruttata e floreale, meno gommosa e più asciutta. Il naso è fresco ma non molto ricco, il colore è più opalescente rispetto alla versione precedente, più spostato sulla tonaca di frate, abbondantissimo il perlage che riempie le pareti del bicchiere di bollicine finissime. Nell’assaggio si ha la sensazione di una birra ancora in piena evoluzione, giovane ma già finita: è il vinoso, il leggermente acetato e il pepato che vengono maggiormente alla luce, con un finale leggermente luppolato che tende ad eliminare l’eccesso di acetico, e la rende pulita e asciutta. Lascia in bocca una leggera sensazione astringente, che ben maschera la forte componente alcolica, più evidente all’inizio della degustazione. Buonissima produzione, da rivalutare fra 4-5 mesi. Alc. 11% vol ©Alberto Laschi

sabato 27 dicembre 2008

't Smisje Dubbel IPA


Quanta fantasia, e soprattutto, che bella mano! Dalla de Regenboog, ultimamanete, stanno uscendo solo ottimi prodotti, soprattutto quando vengono abbandonate alcune (secondo me, estreme e discutibili) sperimentazioni Questo “mostro” di 10°, una double IPA in pieno stile american IPA, con ben 60 IBU di amaro è veramente uno spettacolo, potente, caratterizzata, quasi unica: un connubio quasi perfetto fra lievito belga e luppoli americani (4), fra i quali Amarillo e Cascade, che fanno di questa birra il regno del luppolo citrico. E’ questo sentore infatti che la caratterizza: un agrumato, citrico, diffusissimo, insieme alla parte amaricante del luppolo, che nel gusto poi si volge ad un dolce fruttato e fiorito legato alla struttura e composizione del lievito. Ha un colore orange abbastanza opalescente, con dentro una grande quantità di lieviti in sospensione. La schiuma: la schiuma è uno spettacolo, anche in questo caso (come nella Kuveè elektrik) è enorme, cremosa e persistente, sembra quasi la schiuma pannosa di un’ottima weisse, e permane a lungo, a lungo a lungo... Ed è la cornucopia dalla quale esce di tutto: il limone e l’agrumato del luppolo, sensazioni terrose e rustiche, un lievito fruttato e invadente. Il corpo è sì robusto, ma non eccessivo: a trovargli un mezzo difetto, il dolce el’abboccato del finale è un pochino troppo stravolgente rispetto all’amaricante e al citrico dell’inizio, ma tant’è, forse è voluto. Frizzante e scattante, lascia la bocca molto pulita, con il retro della lingua e del palato ben caratterizzati dall’amaro del luppolo, in un finale lungo e molto pulito. Alc. 10% vol ©Alberto Laschi

lunedì 1 dicembre 2008

't Smisje Kuvee Elektrik 979W



Birra brassata e servita il 1/07/2008 di fronte al ‘t Brugs Beertje dallo stesso Joahnn Brandt, mastro birraio (e “inventore”) della De Regenboog sul suo famoso “Regenboog tricycle”. E’ l’evento che ogni anno si ripete a Bruges, con la buona stagione, che permette agli avventori di uno dei più famosi pub del Belgio di sedersi al tavolino lungo la strada e di “farsi servire” da alcuni dei più bravi mastri birrai belgi. Quest’anno c’era appunto Johan Brandt della de Regenboog, che ha portato quasi tutta la propria produzione “stabile” ed alcune succose novità, fra le quali appunto questa Kuvee Elektrik. Che è una delle birre più luppolate del belgio (80 IBU), scura come la notte, una bomba di 9°, di alta fermentazione con rifermentazione in bottiglia. Ha una schiuma spettacolare, alta non so quante dita, che permane a lungo, lungo, lungo nel bicchiere, tanto da costringere a versare la birra a più riprese, per 5-6 minuti. Una schiuma cremosa e beige, che sprigiona un aroma ricco e robusto; luppolo, è ovvio, ma anche il rustico del legno e della terra, una sensazione granulosa di malto ed alcool, un finale leggermente floreale. E il lievito, il nuovo lievito della de Regenboog, molto acuto. Il colore, dicevo, è scuro, marrone scuro con alcuni riflessi rossastri, molto fuggevoli, dato dall’impiego di malto caramellato e zucchero candito. Il corpo è robusto, di media consistenza, anch’esso ricco delle sensazioni gustative del luppolo, molto “aggressivo”, che però si combina bene con la tostatura del malto e la dolcezza dello zucchero, generando un mix nel quale si “intravede” anche l’apparire di sentori fruttati (frutta rossa astringente). Il finale è molto lungo, deciso e di carattere, con l’amaro che la fa da padrone, condizionando lingua e palato per lungo tempo. Una birra difficile da dimenticare, che molti sperano sia inserita nella (già amplissima) gamma delle produzioni stabili di questa splendida birreria artigianale. Alc. 9% vol ©Alberto Laschi
©Foto Filip Geerts - Belgian Beer Board

martedì 20 maggio 2008

'T Smisje Wostyntje




"Mostaard Wostyn”, dal 1869 è un negozio che a Torhout produce, come dicono loro, “the best mostaard in the world”; e se lo dicono loro …. Poteva non ficcarcisi a capofitto il mastro birraio della De Regenboog, in questa scommessa culinario/brassicola? Piatto ricco mi ci ficco: ed ecco qui la Wostyntje, birra alla mostarda di Torhout, brassata con il 90% di malto pilsner, il 10% di malto di monaco, 2 tipi di luppoli, lievito, zucchero scuro candito, e semi di senape. Ora, io non conosco il sapore dei semi di senape, mi ricordo dell’odore asprigno della mostarda, ma se non ci fosse stato scritto sull’etichetta, sarebbe stato molto difficile rintracciare la senape (“mostarda”- “moutard” è il termine francese con il quale dal XVII secolo ci si riferisce alla senape, tradotto letteralmente “mosto che arde”) in questo che comunque si rivela un prodotto interessante. Birra asciutta, rustica, un po’ metallica (ma non è un difetto), leggermente speziata, un poco acidula al naso, secca e dissetante nel corpo. Ci ritrovo molto lievito, qualcosa di agrumato e legermente acetato al naso, un poco di muffato – terragno nel gusto, dotata di corsa decisamente frizzante e ripulente. Il colore è giallo oro, molto opalescente, decisamente torbida, con schiuma bianca che svanisce quasi subito. Il finale è asciutto e secco, lascia il palato quasi neutro. Alc. 7% vol ©Alberto Laschi


sabato 17 maggio 2008

t' Smisje Catherine



E poi dicono che le stout devono essere nere come la notte, a medio-bassa gradazione alcolica, con note imprescindibili di caffè e malto tostato. Non che qualcosa di quanto detto in precedenza non ci si ritrovi, in questa Catherine, ma il mastro birraio in questo caso ha apportato diverse variazioni sul tema, non sempre azzeccatissime. Intanto è di un colore marrone quasi ambrato, ma questo non è un problema: il colore è “simpatico”, leggermente opalescente, con una sottile linea di schiuma bianca, fine e non molto persistente. L’aroma: a me sembra quasi vinoso, sicuramente ricco di frutta rossa matura ma anche di frutti astringenti come i fichi e le prugne; un po’ troppo estremo per essere una stout. Di tostato, torrefatto, liquirizia, pochissime tracce. Eppure i malti classici delle stout ci sono tutti (7, oltre all’avena e ai luppoli goldings, challenger e magnum, con l’aggiunta di zucchero di canna scuro). Anche il sapore è un po’ spiazzante, se paragonato a quello di una classica stout, anche nella “variante” belga: è abbastanza dolce all’inizio, quasi caramellata, poi sul finale della sorsata emerge l’amarognolo del luppolo in fondo, alla base della lingua, la potenza dell’alcool (sono pur sempre 10° di birra) e il polveroso (finalmente!) del caffè, ben piantato nella parte finale della corsa. E’ birra che si presenta morbida ma lascia un ricordo rustico, terragno e polveroso, con l’acool che comunque ben riscalda palato e centro del petto. Non la definirei birra estrema, ma la considero comunque un esercizio un po’ troppo di stile, quello stile spesso molto estroverso e spinto a sperimentazioni a volte estremizzanti che si ritrovano in altre birre di questa brouwerij. Alc. 10% vol ©Alberto Laschi

venerdì 9 maggio 2008

‘t Smisje Catherine, The Great Imperial Stout

di Steven Vermeylen ©Foto Steven Vermeylen

Ho appena avuto l'occasione di visitare il birrificio de Regenboog per svolgere il duro lavoro di "cacciatore di birre" che proporremo al Vilvordia Bier Festival del prossimo 18 maggio.


Venire da Johan Brandt è sempre un piacere. A parte i lavori stradali che hanno in parte bloccato l'ingresso alla birreria/negozio tutto è sempre nel "caos", nell'accezione più piacevole del termine..dopo uno slalom tra le casse di birra, l'etichettatrice, la lavatrice di bottiglie e il bancone andiamo nella zona birrificio per testare la "Grande Imperial Stout", la 't Smisje Catherine.

Etichetta da http://abrokenheartandaglassofbeer.blogspot.com/


Si presenta subito con un bel colore marrone, con riflessi ambrati. Sopra una schiuma beige. L'esame visivo già mi soddisfa. L'aroma è complesso, molto speziato: chiodi di garofano, prugna, mandorla, cioccolato con qualcosa che richiama il vinoso. Nel berla prevale il dolce, il caramello. Il retrogusto è armonioso e ben bilanciato.

Dentro il birrificio, forse il più piccolo che ho visitato, c'è anche poco spazio per fare delle foto..



Johan inizia a produrre nel 1995, inizialmente produceva come apicoltore anche il miele per le sue birre..poi a dovuto smettere. Johan spera antro l'anno di trasferirsi in un ambiente più grande a Oudenaarde dove aprirà il suo nuovo birrificio: De Drie Sleutels (Le Tre Chiavi).


Tutti i nostri migliori auguri di successo a Johan e famiglia.

Cheers

Steven

giovedì 6 marzo 2008

‘T Smisje Meso - Zythos Bier Festival 2008




L’aveva detto (con un articolo pubblicato sul giornale Het Laast Nieuws il 3 agosto dell’anno scorso), e poi l’ha fatto (la birra è stata brassata il 7 novembre 2007, 300 litri la cotta “definitiva”): Joan Brandt, mastro birraio della De Regenboog, ha prodotto una birra con una ricetta che viene da lontanissimo, nel tempo e nello spazio: 4.000 anni, Mesopotamia. Non è il primo che ci prova, l’aveva già fatto la Anchor Brewing di S. Francisco, che ha prodotto nel 1988 la Ninkasi (per chi è curioso di conoscere antefatti e particolari di questo esperimento, vedi www.anchorbrewing.com/beers/ninkasi.htm.
Tutto inizia con il ritrovamento in Siria, negli scavi archeologici della città di Jebleh, di alcuni manufatti Sumeri in argilla adatti alla conservazione di cibo e bevande, inclusi alcuni che poi si sono rivelati essere dei veri e propri tappi di bottiglia. I due archeologi che si sono occupati degli scavi, Klaas Van Steenhuise e Hendrik Hameeuw dell’Università Cattolica di Lovanio, hanno anche rinvenuto delle tavolette d’argilla, dalle quali è stato possibile ricavare una vera e propria ricetta di fabbricazione di una birra, insieme ad un’ode alla dea sumera della birra, Ninkasi. E’ stato il proprietario del pub 't Brugs Beertje, frequentato da Klaas al suo ritorno, ad indirizzare i due archeologi verso la Regenboog, per realizzare l’idea (che i due gli avevano confidato) di riportare “alla luce”, cioè in produzione, una birra dalla ricetta così antica. Gli esperimenti produttivi (su piccolissimi lotti) si sono susseguiti, sia sul versante della fermentazione spontanea, che su quella con lieviti. La versione attualmente “in giro” è quella prodotta su richiesta dell’ Het Koninklijk Museum van Kunst en Geschiedenis (il Museo Reale di Arte e Storia di Bruxelles), dove è stata allestita un’esposizione di reperti archeologici provenienti dalla Mesopotamia.


La storia è bella e curiosa, la birra che ne è venuta fuori è estremamente particolare, un po’ lontana dai canoni classici della birra ai quali siamo abituati. Ha un color biondo un po’ lattiginoso, schiuma fine e non molto persistente. E’ una birra, ma assomiglia ad una cedrata: dal naso al gusto è un’esplosione di sentori citrici, molto “limonosi”, con una leggera speziatura di sottofondo, e un sensazione di latte acido che ogni tanto si affaccia. Dire che è rinfrescante è affermare quasi l’ovvio; nonostante la quasi assenza di gradazione non è che comunque vada giù facilmente, non è facile da bere, in quanto satura quasi subito il palato. Questa è, attualmente, la terza versione di questa birra: aspettiamo l’eventuale quarta per dare il giudizio definitivo? Alc. 2,5% vol ©Alberto Laschi

©Foto e testo introduttivo di Filip Geerts


lunedì 25 febbraio 2008

‘T smisje Kerst



Bello il colore di questa birra, sul confine fra l’oro antico e il rame molto opalescente; bella anche la schiuma, morbida e cremosache lascia bei merletti sulla parete del bicchiere. Complicata però questa birra. Innanzitutto è un bel cazzotto: 11° ci sono e ci si sentono tutti, va domata e non ci si mette poco. Il naso è ricco: c’è il malto, il caramello, un che di rustico e terragno e l’idea del lievito, unito ad un pizzico di spezie (coriandolo?). Il palato è aggredito poi dalla robustezza e dalla potenza alcolica di questa birra: va presa a piccoli sorsi, ognuno dei quali traccia un solco e riscalda. E’ potente e massiccia, gommosa e appiccicosa anche al gusto, riempie di calore e sazia. Ha note forti di malto, zucchero e miele, rustica di lievito e spezie, sicuramente granulosa per la non filtratura. Un tocco finale di frutta rossa la rende ancora più complessa, di non facile beva. Per chi si vuol divertire a resistere alle ondate di sapore, per chi ha il fisico e il palato educati e allenati. Alc. 11% vol ©Alberto Laschi

 

‘T Smisje blond



Orribile, o quasi. Una birra esageratamente amara, volutamente esagerata perché poi, di fatto, è anche ben costruita. Il luppolo con il suo amaricante la pervade in tutto il suo gusto, mentre risulta poco riconoscibile al naso. Non so se i fiori di tiglio che i produttori affermano essere presenti nella cotta contribuiscono a questo esagerato amaro, non chiaramente definibile se erbaceo o luppolato, perché la sfumatura va poi sul medicinale. Resta bello il colore di questa birra, dorato opalescente, per la presenza di lievito nello sversamento; la schiuma è fine e poco persistente, la frizzantezza accentuata, la corsa breve. Alc.6% vol ©Alberto Laschi

‘T Smisje Fiori


Lochristi, cittadina belga famosa per la produzione di fiori, è molto vicina alla brouwerij; forse da questo il nome della birra, anche perché di fiori “dentro” questa birra non ne sento molti. Birra ad alta fermentazione, frutto (non definitivo) di 4 esperimenti di produzione, assomiglia, per il suo essere un po’ “estrema”, agli esperimenti della Fantome. Ha un bel colore dorato, al confine con l’ambrato, e una schiuma fine, corposa e abbastanza persistente, e una bella dose di lievito in fondo alla bottiglia. E’ il naso che subito spiazza: un insieme di luppoli, spezie, malto appena cotto (assomiglia davvero l’odore alla prima cotta del mosto)e una sensazione di “terra”, muffa molto saturante. Troppo, e non molto raffinato. Il corpo è robusto, ma la birra sembra essere più leggera di quello che in realtà è, la frizzantezza molto accentuata. Il gusto è un po’ un punto interrogativo: si sentono ad ondate il lievito acidulo, il luppolo secco, sicuramente un tocco speziato (ma di “origine” sconosciuta) un sottofondo terragno, rustico, e un finale citrico, molto “limonato”. Troppi sapori, troppi mescoli per una birra che non si caratterizza per qualcosa, ma aggiunge solo sapore a sapore. Fantome si sbizzarrisce meglio. Al. 7% vol ©Alberto Laschi

‘T smisje Halloween



Altro “colpo gobbo” di questa brouwerij, che associa alla fantasia compositiva nel brassare le materie prime una indubbia conoscenza tecnica del produrre, dando vita a prodotti originali ma non stravaganti. Questa birra brassata “ufficialmente” per la festa di Halloween annovera fra i suoi componenti la polpa e i semi di zucca, che le danno una morbidezza di fondo senza conferirle una dolcezza stucchevole. Di potente gradazione alcolica, ha colore dorato molto opalescente, impenetrabile, scarsissima schiuma e un aroma morbido e avvolgente di malto, zucchero e un leggero tocco speziato. Ha corpo rotondo e avvolgente, caldo, di lunga corsa, con la componente alcolica, seppure importante, molto ben distribuita lungo tutto il percorso gustativo. Finisce delicata, leggermente erbacea. Alc. 10,5% vol ©Alberto Laschi

Sleedorm




Birra speciale, alla frutta, con aggiunta nel grassaggio di prunus spinosa (la prugna selvatica).
Ha un colore più che ambrato rosato (ricorda la Chuoffe Royal), con schiuma croccante e friabile, che svanisce rapidamente. Ha naso ricco, attraente, con evidente l’aroma di frutti selvatici rossi e astringenti (fragoline di bosco?); il risultato è un aroma che associa note ricche di dolciastro e allo stesso abbastanza rustico da ripulire il naso. Il corpo è complesso, rotondo e poi subito astringente: funziona cole il naso, dall’abboccato al terroso e ferroso, stringente e ripulente. Bella prova. Alc. 6% vol ©Alberto Laschi


‘ T smisje Dubbel



Brassata soltanto durante i mesi invernali con 4 tipi di malto, 2 tipi di luppolo, zucchero candito, miele prodotto dalle api della birreria e datteri freschi Matura in almeno 6 mesi.
Altra ottima prova di questa microbrouwerij, con questa dubbel nello stile delle abbey beers belghe. Colore tonaca di frate, schiuma dalle bolle grosse e abbastanza persistente. Il naso è ricco, fragrante, di malto tostato, caldo di miele, e frutta. Anche il gusto non delude: ha corpo rotondo, “corposo”, molto carbonato, con la nota astringente del luppolo e della frutta secca che la rende asciutta nel finale, ben costruito e appagante. Un’altra bella prova di questa birreria artigianale. Alc.9%vol ©Alberto Laschi


‘T smisje bbbourgoundier



Birra scura belga brassata con 3 diversi tipi di malto, due tipi di luppolo, zucchero candito chiaro e scuro, valeriana, melissa e fatta maturare il doppio del tempo rispetto ad una birra classica.
Ottimo esempio di belgian strong ale, che “nasconde” splendidamente la sua corposissima gradazione in una bevibilità e godibilità estrema. Ha colore tonaca di frate, scura, ma non impenetrabile, schiuma cremosa ma di breve persistenza. Naso ricco, rotondo, avvolgente di malto e zucchero candito, ma nche abbastanza floreale, con note di fiori bianchi maturi. Ha corpo avvolgente, caldo al primo impatto, ma che sviluppa poi una sorprendente frizzantezza e asciutteza finale, che ripulisce a meraviglia il palato. Invoglia sorso dopo sorso, e non risulta aggravante la parte alcolica. Alc. 11% vol ©alberto Laschi


Vuuve



Birra belga brassata secondo il metodo tradizionale di brassaggio delle wit belghe cioè utilizzando malto di orzo (60%), grano(40%), luppolo, coriandolo e scorze di arancia biologica. A differenza delle classiche wit belghe non è torbida ma chiara e limpida. Non un gran che, dalla schiuma fine e non molto persistente, con aroma improntato all’agrumato e speziato (si sente molto il coriandolo). Anche il palato è abbastanza “svelto” e sommario, con i gusti classici delle wit aromatizzate: buccia d’arancia, un che di citrico, spezie e coriandolo, ma senza dare un’impressione di organicità. Fuggevole anche il finale. Alc.5% vol ©Alberto Laschi

‘T Smisje Triple



Birra ad alta fermentazione, rifermentata in bottiglia; una triple classica, con molte somiglianze con la WestmalleTripel, riferimento della gamma. Colore dorata-aranciato, molto ben calibrato, schiuma cremosa, corposa ed abbondante; ha naso aspro di luppolo e potente di alcool, con alcune note di frutta bianca (banane) matura, lievito e vaniglia. Il corpo è veramente massiccio, consistente, e potentemente “riscaldante”. Ha la prevalenza l’amaro, con il miele (d’acacia?) in evidenza, ci sono note maltate e di vaniglia, con il luppolo diffuso e preponderante. Forse un tocco di troppo di alcool nella corsa finale, ma nel complesso, un’ottima triple..Alc. 9%vol ©Alberto Laschi

Guido



Birra brassata in onore di Guido Gazelle, poeta belga morto nel 1899.

Bella birra dal colore tonaca di frate, dalla schiuma fine e non molto persistente, che lascia un buon merletto sul bordo del bicchiere. Naso ricco e complesso, con sentori di miele, caramello, malto tostato e lievito diffuso; il tutto ha un mix del tutto soddisfacente. Birra dal bel carattere che si caratterizza nel gusto con il caramello, cioccolato, caffè tostato e una sensazione di morbidezza diffusa dato dal malto. Il finale è sottilmente astringente e asciutto, il tocco di luppolo conclusivo ripulisce pienamente il palato. Ottimo il finale. Alc. 8% vol ©alberto Laschi


Terracotta



Buonissima birra speciale belga, dalla schiuma abbondante, compatta e cremosa, dal bel colore dorato. Limpida nell’aspetto, ha naso ricco di sentori caramellati e speziati, con una punta di luppolo. Di media frizzantezza, ha corpo rotondo ben equilibrato e strutturato, con sentori terragni molto piacevoli che si uniscono a quelli di malto tostato e frutta matura. Buon finale, piacevolmente equilibrato ed asciutto. Alc. 7% vol ©Alberto Laschi

sabato 3 novembre 2007

Reportage Belgio:Ottobre 2007. 5° giorno 08/10/2007 (a)

Riparto da St. Truiden verso Bruges.. più precisamente un sobborgo di Bruges, Assebroek dove mi stà aspettando Johan Brandt padre/padrone della Brouwerij De Regenboog.

    


Johan mi aspetta dentro il suo shop.. riesco appena a camminarci sommerso da casse di birra. Le birre prodotte non sono poche.. su uno scaffale ci sono in mostra 10 birre ma "..sicuramente toglierò dalla produzione la Smisje Blond e la Terracotta". Tocco il cielo, quando Joahn mi domanda di com’è andato il nostro Festival.. è molto interessato all'iniziativa soprattutto per la parte che avevamo dedicato al contributo per la Ricerca sul Cancro. Lo stesso Joahn insieme a Urbain Cotteau della Struise si era messo a capo di una iniziativa (Come Up Against Cancer) durante lo Zythos Festival a St. Niklaas per raccogliere fondi per la Ricerca. Johan per lo Zythos aveva disegnato una t-shirt (anche le etichette delle sue birre sono disegnate da lui) il cui ricavato andava totalmente all’Associazione da loro scelta, più (come il nostro Festival) per ogni gettone erano trattenuti 10 cents per la “grande” causa. I loro risultati sono stati grandi: 5332.90 euro in due giorni! Noi avevamo raggiunto i 680 euro, ma dobbiamo fare le debite proporzioni.. Bibbiano non è St.Niklaas..

Facciamo un giro dentro la birreria.. è spettacolare vedere come con pochi mezzi si riesca a produrre birre fantastiche.. il disordine è alla base del locale.. un piccolo tino per l’ammostamento, uno per la fermentazione.. più in basso l’imbottigliatrice. “Stò spostando tutta la produzione a Oudenaarde, in un locale più ampio e funzionale.. è una mia nuova scommessa, bisogna guardare sempre avanti”.

  


Mi faccio un carico “personale” di tutte le birre di Johan e mi rimetto alla guida.. devo raggiungere gli “Struise” nella loro fattoria..

12. Brouwerij de Regeboog
      Astridlaan 134
      8310 Assebroek (Brugge)