venerdì 23 novembre 2007

I trappisti e le birre - Abbaye Notre-Dame de Saint-Remy, Rochefort




Il monastero con annessa fabbrica di produzione birraria si trova a pochi chilometri dal piccolo paese di Rochefort (che comunque tutti gli anni può contare su 600.000 turisti attratti dalla produzione birraria del monastero), nelle Ardenne, nella provincia di Namur.


Storia del monastero

Il convento viene fondato nel 1229 nella valle di Saint Remy, presso Rochefort, cittadina del Belgio sud-orientale (Vallonia), sui terreni donati da Gilles di Rochefort Walcourt ad una comunità femminile di suore. Il convento prende il nome di "Succursus Dominae Nostrae",; di questo primo nucleo non rimane a tutt’oggi nessun resto visibile. Le monache rimangono nel monastero per oltre due secoli, poi avviene uno spostamento, nel 1464, causato anche dall’affievolirsi del fervore della prima comunità monacale. Le suore vengono spostate in un altro convento; al loro posto arrivano i monaci cistercensi della comunità francese di Felipre (Givet), che vi rimangono di fatto fino al 1792.
Il periodo più complicato per il monastero è quello a cavallo fra il XV e il XVI secolo, nel quale più volte viene devastato dalle ruberie dei briganti e dalla persecuzione messa in atto dai calvinisti. Ed è proprio in memoria di questo periodo complicato che l’abate Filippo di Fabry conia il motto dell’abbazia, vessata da ciclici rovesci di fortuna: “Curvata, resurgo” (nello stemma poi vengono rappresentate anche le tre virtù teologali fondamentali: la fede , la palma, la speranza, la stella e la carità, la rosa). I monaci vi ritornano in maniera stabile dal 1664, dopo che nel 1653 gli eserciti di Condè avevano quasi raso al suolo l’abbazia; la chiesa viene ricostruita e consacrata nel 1671, la vita religiosa ricomincia.



La pace e la serenità non durano molto: la rivoluzione francese si profila all’orizzonte, ma già prima che gli effetti catastrofici si facciano sentire, è la vita religiosa all’interno della comunità che subisce un progressivo impoverimento spirituale. E’ significativa in questo senso l’ordinanza che nel 1755 l’abate Henry de Villeggia è costretto ad emanare, nella quale si vieta di “prendere il tè, caffè, cioccolata, liquori, vino, fumare, giocare a carte all’interno del monastero, pena il confino in una stanza per l’intera giornata”. La situazione non migliora, tanto che nel 1792 il papa secolarizza l’allora abate e tutta l’abbazia, escludendoli dall’ordine religioso dei cistercensi e trasformandoli in soli monaci canonici; i pochi rimasti vengono definitivamente dispersi dalle distruzioni apportate dagli eserciti rivoluzionari francesi.
Nel 1805 il Commissario Repubblicano Louis Joseph Poncelet acquista per pochissimi soldi i resti delle costruzioni conventuali, che vengono definitivamente abbattute, e i cui materiali di risulta vengono poi usati per la costruzione di nuovi edifici nel vicino paese di Rochefort. Dopo essere passata fra le mani di altri tre proprietari, nel 1887 Victor Seny riesce a riacquistare la proprietà di St. Rhemy, che dona poi alla comunità di cistercense di Achel; nel dicembre dello stesso anno, dal monastero olandese parte una piccola comunità di monaci che, guidata dall’abate Anselmus, arriva a Rochefort per rifondare l’antica abbazia. E’ del 1899 la costruzione del primo birrificio all’abbazia, adibito alla sola produzione per il consumo interno, distrutto poi dai tedeschi nel corso della prima guerra mondiale e ricostruito poi nel 1919. Le sorti del monastero progressivamente virano al bello stabile, tanto che già nel 1931 la comunità monastica conta più di 80 membri. E anche le scelte operative dei padri cambiano gradualmente l’orizzonte di riferimento: dalla prevalente attività agricola, sempre meno remunerativa, si passa gradualmente alla produzione birraria, che diventa poi la principale fonte dio sostentamento a partire dal 1952, anno del decollo produttivo.
Nel 2003 sono presenti e operano all’interno del monastero trappista circa 30 monaci.

Storia della Birreria

Documenti dimostrano che il monastero ebbe una birreria fino dal 1595, con orzo e luppolo coltivati allora nei propri campi. La birreria attuale fu costruita nel 1899, data a cui risalgono la maggior parte degli edifici che ancora formano l’Abbazia, da padre Zozime Jansen, ex produttore di birra a Oosterhout nei Paesi Bassi. Dopo aver superato senza troppi danni il periodo d’inizio secolo e le 2 guerre mondiali, la birreria (il cui mastro birraio nel frattempo è padre Paulin, in “carica2 fina dal 1910) entra nella fase moderna, che coincide con il progressivo abbandono dell’attività agricola da parte dei monaci.


Il primo intoppo arriva però quasi subito, agli inizi degli anni ‘50: Rochefort non produce in quel momento birre eccellenti, Scormount (Chimay) si, dopo aver rammodernato i propri stabilimenti. E quindi paga dazio sul mercato. La comunità decide di investire di più nella produzione: ristruttura la birreria, chiede aiuto a Scormount (abbazia comunque sorella, che le “presta” il lievito selezionato in loco da padre Théodore) e al professor De Clerck (lo stesso che aveva già dato una mano a Chimay), cambia il mastro birraio e il nuovo (padre Hubert Morsomme) viene spedito per un periodo a Chimay per uno “stage” di aggiornamento professionale. I risultati si vedono quasi subito: nel 1953 vengono prodotte la 6° e la 10° (“Merveille”), entrambe etichettate con la famosa etichetta a caratteri gotici creata da padre Paul van Mansfeld, nel 1955 la 8°. Nel 1960 i lieviti provenienti da Chimay sono giudicati non proprio adatti alla produzione delle tipologie di birre di Rochefort, e vengono sostituiti da quelli che msr. Caulier della birreria Palm rende loro disponibili: essendo materia preziosissima, oltre al lievito conservato all’interno dell’abbazia, vi è un altro ceppo di lievito conservato di scorta presso l’università di Lovanio e ricoltivato un paio di volte all’anno. Gli impianti di produzione vengono via via rivisti e ampliati, e la produzione regolare si stabilizza, ad un regime di produzione più basso della capacità effettiva degli impianti stessi (attualmente produce all’incirca 16.000 hl. l’anno). Questo perché i monaci di Rochefort non vivono per produrre, ma per pregare. E lo dimostra quanto dice padre Albert van Iterson, direttore della birreria dal 1981: “Non siamo schiavi della domanda: la birra supporta l’Abbazia ed i dipendenti che ci lavorano e ci serve solo guadagnare qualcosa in più per sostenere iniziative sociali e caritatevoli. Noi stabiliamo i limiti: per accontentare le richieste dovremmo produrre fino a venti volte a settimana. Ma non siamo un’organizzazione commerciale e non vogliamo diventarlo: siamo monaci”. Attualmente il mastro birraio della fabbrica, nella quale lavorano quattro monaci assieme a dieci operai laici, è padre Pierre; ma è interessante sapere che il precedente mastro birraio, Padre Antoine, in “carica” fino al 1997, è colui che ha contribuito notevolmente alla rinascita birraria di Achel (che è l’abbazia/madre di Rochefort). Infatti nel 2001 sostituisce nell’incarico di mastrobirraio di Achel padre Thomas di Westmalle, che, come lui, vista l’età avanzata, aveva cessato di ricoprire l’incarico di mastro birraio a Westmalle ed era stato trasferito ad Achel per il meritato riposo; ma durante la permanenza ad Achel era stato chiamato a dare il proprio preziosissimo apporto professionale al nuovo inizio della produzione birraria del monastero. Le birre di Rochefort (tutte ad alta fermentazione e rifermentate in bottiglia) sono tutte e 3 scure, e tutte e tre si identificano solo con un numero, che indica la “forza” della birra stessa secondo la scala Baumé, tipica del Belgio. Questa scala, oggi non più in vigore per sopraggiunte normative CEE, rappresenta il rapporto tra la densità della miscela iniziale malto/acqua e quella dell’acqua, che differisce dalla classica gradazione alcolica, rispetto alla quale esprime sempre rilevazioni inferiori: la 6 infatti ha una gradazione alcolica all’incirca di 7,5%, la 8 di circa 9,2% e la 10 di 11,3%. Nel 2005, per la prima volta, la 8 viene imbottigliata in bottiglie da 0,75 e venduta così in occasione delle feste natalizie.


   

Abbaye Notre-Dame de Saint-Remy
5580 Rochefort - BELGIQUE
www.trappistes-rochefort.com
Tel. 0032  (0) 84 22.01.40


©Testo Alberto Laschi
© Immagini dal sito web www.trappistbeer.net e dal sito web www.trappistes-rochefort.com




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