Di non facile reperibilità, dal momento che viene prodotta due volte all’anno, rappresentando solo il 5% della produzione totale della fabbrica di birra monastica. E’ anche la più “antica” delle birre di Rochefort, in quanto “deriva” direttamente dalla birra che veniva prodotta già negli anni ’30. Bel colore, limpido e netto: un mix fra ruggine e tonaca di frate, con bei riflessi ramati. La schiuma è molto ricca, compatta e persistente. Il lato “debole” (molto relativamente, s’intende) di questa birra è l’aroma: non ha un grandissimo naso, che comincia peraltro con una (spiazzante, quasi) leggerissima nota acidula, per evolversi poi in tenui sentori di malto inseriti in un sottofondo rustico. Ha una frizzantezza spiccata, che la rende subito intrigante e asciutta: il corpo è rotondo, netto, mai esagerato, saldo. Solo nel finale della corsa questa birra rivela la propria alcolicità, comunque significativa, perfettamente celata all’inizio da una corsa rapida, asciutta, ricca dell’amarognolo della frutta tostata, del malto torrefatto, e di polvere di cacao. Il finale è equilibrato, né troppo svelto né eccessivamente ridondante, lascia perfettamente soddisfatti, con il caldo del miele/alcool che la rende morbida e ricca. 7,5% vol. ©Alberto Laschi
martedì 27 novembre 2007
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