di Alberto Laschi - © foto Filip Geerts
1. Paese in festa, o festa di paese?
Fiandre Orientali, regione del Waasland, Sint Niklaas, 70.000 persone e un record: la Grand Place più grande di tutto il Belgio. Ma questa ridente cittadina non è famosa solo per questo aspetto “logistico”. Insieme alle basiliche di Saint-Nicolas-de-Port (Nancy), Gand, Amsterdam, Bruxelles, Praga, Bari, quella di Sint Niklaas è una delle 6 grandi basiliche europee dedicate al santo Vescovo di Mira (paese della Turchia da dove proveniva). San Nicola dei bambini (le cui reliquie sono conservate a Bari), santo festeggiatissimo nel Nord Europa la notte del 6 dicembre, il vero e proprio avversario/antesignano dell’ insipido Babbo Natale di marca americana. E proprio qui, a Sint Niklaas, è tanta la venerazione per questo santo che l’amministrazione comunale ha deciso di installare dei cartelli stradali con tanto di divieto d’accesso a Papà Natale, e di stampigliare l’immagine di San Nicola sulle targhe delle automobili cittadine. Accanto alla venerazione per San Nicola, altri eventi importanti che vedono Sint Niklaas protagonista sono:
- Il primo weekend di settembre Sint-Niklaas è sede del festival internazionale delle mongolfiere (Vredesfeesten);- L'ultima settimana dell'anno la città ospita il Flanders Volley Gala, un torneo internazionale di volley” (fonte: Wikipedia.be)
E allora lo Zythos beer festival? La meta agognata da tutti i più famosi beer hunters (o beer enthusiast, meglio, è il termine che ora va più di moda) non è menzionata per questo evento in nessuno dei documenti “ufficiali”. Uno parte dall’Italia con le migliori intenzioni, e si aspetta, una volta arrivato là, di trovare un paese in festa, e di partecipare ad un evento che catalizza la vita della cittadina con il suo fragoroso richiamo. Vuoi sapere dove si svolge lo Zythos? Ti studi tutto su Internet, imposti il navigatore satellitare sull’indirizzo ricavato su internet (Stadsfeestzaal St.-Niklaas) e ci arrivi. Ma solo perché sei uno attrezzato. Indicazioni stradali in paese? Zero. Cartelli che pubblicizzano l’evento? Zero. Cittadini che ti forniscano indicazioni? Non molti. Unico indizio: una lavagnetta posta su un treppiede a 3 metri 3 dall’ingresso del palazzetto davanti alla stazione dove si svolge l’evento. Su questa lavagnetta due parole e una freccia scritta col gessetto: “Zythos beerfestival →” Potenza della laconicità, o presunzione belga? Ci arrivi a Sint Niklaas, e allo Zythos nello specifico, solo perché funziona il tam tam di internet e degli appassionati; per il resto, investimento pubblicitario zero, ma ritorno di visitatori fragoroso. E allora quelli che organizzano lo Zythos sono proprio bravi, hanno ragione loro.
2. Kermesse?
Definizione del termine kermesse dal vocabolario della lingua italiana Zanichelli on-line: “Festa popolare, sagra, fiera; estens. manifestazione collettiva allegra e rumorosa”. Lo Zythos non è questo: non è la sagra dell’abbacchio romano (con tutto il rispetto per l’abbacchio) o la fiera del lardo di colonnata (idem come sopra). Non è neanche lo strano pastiche di PianetaBirra a Rimini, dove corri il rischio di vedere operatori del settore bloccati a uno degli ingressi per un qualunque cavillo burocratico, e famigliole felici che passano senza nessun problema, pur non avendone i titoli, all’ingresso accanto; la qual cosa genera spesso lo spiacevole effetto collaterale di esperti bevitori/consumatori/venditori a digiuno (e anche un po’ alterati) e gente poco avvezza al degustare e molto avvezza al tracannare che si aggira basita fra gli stands. Tornando allo Zythos, lo definirei come un appuntamento di riguardo, al quale partecipano persone che condividono un medesimo interesse con l’identica passione. Poi ci sono anche qui le macchiette, i simil caciaroni, i presuntuosetti del quartierino, ma la maggior parte dei partecipanti sono persone “serie”. Puoi vedere le varie “confraternite” di degustatori aggirarsi con la divisa della propria associazione; noti anche che la maggior parte delle persone è munita di libretto della manifestazione, fogli e biro per prendere rigorosi appunti su ciò che si è assaggiato e su cosa manca ancora da assaggiare. Ma quelli che ti fanno più tenerezza sono gli anziani, numerosi e attenti frequentatori dell’evento. Ora è vero che in Belgio, d’inverno, non ci sono molte cose da fare, e quelle poche è meglio farle in spazi al chiuso e riscaldati; ma si ha l’impressione che andare allo Zythos per loro non sia un ripiego, un modo per occupare un po’ del tempo libero pomeridiano. Li vedi aggirarsi quasi sempre a coppia o in piccoli gruppi, tranquilli, con il bravo bicchierino in mano, sguardo sereno e moderatamente distaccato, quasi come se fossero a far visita, per piacere e non per obbligo e/o convenzione, a dei familiari o a degli amici. Noti, infine, la perfetta organizzazione, che comincia con la graditissima comodità del guardaroba custodito, continua con la buona organizzazione degli spazi e dei generi di conforto, e finisce col servizio d’ordine, discreto ma presente, che blocca sul nascere qualsiasi esuberanza di gente alticcia o caciarona (pochissima, ma comunque presente).
3. Lo Zythos Beer Festival (ZBF), l’OBP e l’evento
L’edizione di quest’anno dello Zythos è la quinta: la prima infatti è del marzo del 2004. Tutto questo ambaradan è messo su non da una ditta commerciale o da una società preposta alla commercializzazione della birra belga. Funziona ad inviti, rivolti ad un tot di produttori di birra: se ci vuoi venire il posto c’è, se te ne vuoi rimanere a casa tua, no problem. E chi è che invita? Lo Zythos, una vera e propria associazione di consumatori/assaggiatori belgi. Cioè gente “normale”, alla quale piace bere birra buona in giro, cercando di degustarla al meglio, con un atteggiamento serio e responsabile. E assaggia, assaggia, fanno la lista di coloro che avrebbero piacere di riunire nell’evento ZBF, che non è altro che l’occasione di fare un favore agli amatori del bere bene: invece di farli spostare in qua e in là per il Belgio (cosa non spiacevole di per sé, comunque), fa loro trovare più birrai possibili nello stesso posto. E al caldo per di più, oltre che al coperto. Lo Zythos, in quanto associazione, nasce dalle ceneri dell’ “Objectieve Bier proevers” (Objectieve beer tasters), meglio conosciuta con la sigla OBP, che è stata una delle prime, e forse la più importante, organizzazioni belghe di consumatori-assaggiatori di birra, attiva fino al dicembre del 2002, quando si conclude il suo percorso. Il nuovo percorso comincia con Peter Crombecq, uno dei maggiori conoscitori delle birre del Benelux, che nel febbraio del 2003 annuncia pubblicamente che una nuova forma associativa, chiamata Zythos, prendeva il posto della OBP, sia nel ruolo di coordinatore della “confederazione” delle associazioni di consumatori-degustatori belgi (come la O.B.E.R., la HOP, la DOB e via di seguito), sia nel ruolo di organizzatori di eventi (l’OBP, per esempio, era stato l’organizzatore dell’Antwerp 24 Hour Festival). Inutile, quasi, specificare che il nome zythos è il termine con il quale i greci identificavano la birra, nome mutuato dagli egiziani, che chiamavano la loro birra zythum.
L’evento: allo Zythos quanti birrai c’erano? Quest’anno erano presenti 56 stands, per altrettanti produttori. Tanti? Pochi? Quelli giusti? Qualcuno fuori posto? Ora, in Belgio i produttori più o meno “ufficiali” sono 110 -120, quelli che ormai si sono fatti un nome. La matematica non è un’opinione, e quindi ognuno è in grado di farsi i suoi conti. Di fatto, tantissime erano le presenze significative, ma anche molte assenze si sono fatte notare. Non c’erano gli Strujse, non c’era Kerkom, non c’era Duvel Moortgat – Achouffe, non c’erano Cazeau, Den Hopperd, Binchoise, Du bocq, Fantome. Non ho sottomano la lista dei presenti delle edizioni precedenti, e quindi non so se il trend delle presenze è positivo o negativo. L’impressione, mia personale, è stata che le presenze maggiori si siano registrate fra i produttori medio-grandi, le assenze più numerose invece si siano rilevate fra le fila dei produttori più piccoli.
4. Trasparenza e Metodo
Lezione imparata da questa esperienza: ci vuole metodo e trasparenza. Metodo: un esempio su tutti il “book” dell’evento, del quale ciascuno poteva dotarsi (gratuitamente) all’ingresso del festival stesso. E’ un vero e proprio vademecum, con la carta d’identità di ciascuna delle brouwerij presenti, con tanto di abbozzo di scheda de gustativa di quasi tutte le birre “dichiarate presenti” dal birrificio stesso all’organizzazione. Nella seconda parte del libretto, ogni birra viene elencata per tipologia, colore e modalità di “somministrazione” (in vetro / alla spina), brouwerij e stand. Una cosa è certa: con 56 birrifici e un numero di birre intorno ai 200 non solo il pensare di fare una guida, ma soprattutto il farla con criterio e razionalità mi sembra veramente una gran cosa, e un segno di rispetto per il santo bevitore. Trasparenza: tutti quei birrifici che fanno produrre o producono le proprie birre in un altro birrificio recavano, sempre sul book del festival, stampata in chiaro la dicitura “beerfirm” accanto al proprio nome, con specificato anche il nome del birrificio produttore finale. Ora “beerfirm” non è una parolaccia, e non è una definizione disonorevole: i motivi per i quali un qualsiasi birrificio è costretto a ricorrere agli impianti produttivi di un altro sono molti, e spesso più che seri. L’importante è che tutti lo sappiano, e in Belgio la lista dei birrifici beerfirm è tranquillamente pubblica (come la lista degli aderenti alla massoneria in Italia!). A St. Niklaas tutti hanno capito che la De Proefbrouwerij, pur non avendo un proprio stand e proprie birre, era il birrificio più presente in sala …..
5. Quantità, qualità.
Sul blog di birrerya sono comparse le schede di tute le birre assaggiate nel weekend più alcolico di quest’anno, almeno per me; 34 birre assaggiate, o almeno, sono state 34 quelle che mi sono ricordato di aver assaggiato. A St. Niklaas c’era tanta roba: anche standoci un paio di giorni, e cercando di assaggiare il più possibile con metodo “scientifico” (poco di tutte) il palato e il serbatoio raggiungono a un certo punto il limite fisiologico e il punto di non ritorno. E sei costretto a dire basta. Quindi ti rimane il dubbio di non aver fatto in tempo ad assaggiare questa o quest’altra birra, sicuramente imperdibili, e ti assale la consapevolezza di aver “sprecato” quei tot assaggi dietro a delle birre/pacco. Ma questo è normale. L’impressione che mi sono fatto è che a questo giro (senza fare paragoni con edizioni precedenti) ci sia stata molta quantità, ma non una qualità diffusa. La somma finale porta sicuramente all’inizio un segno +; mi sembra il minimo, siamo comunque in Belgio, la patria del bere bene, e comunque, avercene in Italia di birre con questo rapporto di qualità/prezzo. Ho comunque trovato molte birre alla spina pericolosamente identiche, con poco spessore e scarsa personalità, tanto packaging e poca sostanza. A sentire anche altri luminari, alcune delle birre “classiche” erano in condizioni impresentabili, e alcuni piccoli birrifici attualmente molto alla page hanno proposto prodotti non convincenti. Inutile fare il nome dei “cattivi”, meglio premiare quelli “buoni” (a mio sindacabilissimo giudizio). Miglior birrificio complessivo: Boelens, tutte le birre in splendido stato, la nuova (Balzello) curiosa e fatta benissimo. Grandissime birre: Estival della Rulles, Extra Stout e Boskeun della De Dolle, St. Bernardus abt 12, Cuveè Angelique della Glazen Toren, Gouden carolus Hopsinjoor (una splendida novità). Alcuni birrifici mi sono scappati dalle mani, ma a volte, in queste occasioni, hai spesso la tendenza a cercare conferme sulle birre che più ami, o che più ti piacciono, e non hai poi il tempo e la possibilità fisica di rincorrere le novità. E questo è un difetto. Da tenere d’occhio per il futuro (anche di birrerya.com) le birre della 't Hofbrouwerijke, già assaggiate in precedenza, e che mi hanno fatto una buona impressione anche allo Zythos.
Tutto il reporto fotografico di Filip Geerts qui>>
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