La Dilewyns Brouwerij di Grembergen ha rivisto la luce nel 1999 per mano di uno degli ultimi discendenti, dopo la sua chiusura nel 1943 a causa della requisizione da parte dei tedeschi delle caldaie di produzione in rame. La birreria era nata nel 1875, e aveva incessantemente prodotto fino a quella fatidica data. Vincent Dilewyns, l’attuale proprietario, dopo alcuni esperimenti produttivi da puro e semplice homebrewer, visti i buonissimi risultati ottenuti e il giudizio favorevole di più di un degustatore, decide di ripristinare la produzione, utilizzando però gli stabilimenti della De Proef (la Dilewyns è una bierfirm).
Che sia una brasserie che viene da lontano lo si vede anche dal gusto vagamente retrò delle etichette, molto old fashion. Su quella della triple gueze si nota il simbolo della birreria, un cavallo alato con 4 fanciulle (le 4 figlie del proprietario) in sella e i tre barili di birra, in omaggio all’altra brouwerij coinvolta in questo esperimento, la Girardin. Questo esperimento brassicolo nasce quasi per caso ad uno dei tanti weekend birrari belgi, organizzato nel dicembre 2006 dall’HOP: gli stand delle due birrerie (Girardin e Dilewyns) erano accanto, e il titolare della Girardin chiede a Dilewyns di versare un po’ della sua triple vicaris nel proprio bicchiere, che conteneva però ancora un po’ della sua gueze. Questa miscelazione involontaria si è dimostrata subito però più che piacevole, cosa che ha spinto i due a “mettere su” in maniera più sistematica questa possibilità di produzione. Dopo vari esperimenti produttivi, allo zythos di quest’anno è stata portata “ufficialmente” a far conoscere questa birra, che ha richiesto la pastorizzazione per ben quattro volte della Gueze, per non creare problemi nella miscelazione con la Vicaris Triple, le 2 anime di questa birra.
E il risultato è veramente buono, oltre che curioso. Poteva venir fuori una mutazione genetica, invece la vicardin triple è un’ottima birra, equilibrata e molto beverina. Ha un bel colore dorato, brillante e una schiuma fine e abbastanza abbondante, bianca e a bolle grosse. Il naso è tenue e floreale, con un leggero tocco citrico dovuto alla gueze, molto fresco. Il corpo è leggero (nonostante i 7°) e rotondo, di estrema bevibilità: il primo impatto è dolce, ma un dolce delicato, ripulito dalla leggera asprezza della gueze, che le impedisce di appesantirsi. Mediamente frizzante, ha corsa regolare, bevibilità estrema, e finale delicato e non fuggevole. 7% alc. vol ©Alberto Laschi
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