Il Café Trappisten si trova “parcheggiato” al bordo esterno della strada statale che passa a 300 mt. di distanza dall’Abbazia di Westmalle, immersa nel verde della brughiera, nel suo splendido isolamento, tutta circondata di alte mura, birrificio compreso. In questo cafè si possono gustare i prodotti dell’abbazia (birra e formaggio) e qui ho potuto assaggiare per la prima volta le due birre trappiste alla spina.
Devo dire che è stato abbastanza deludente, e quasi sorprendente: non fa bene a queste due birre la “versione” alla spina. La Dubbel si presenta con un bel colore ambrato carico, scintillante, ed un enorme cappello cremoso di schiuma. Ma le buone notizie finiscono qui. Il naso è povero, molto annacquato, lo speziato piccante e il malto tostato sono rimasti solo nella memoria olfattiva, ma non risultano (o quasi) al momento dell’assaggio. Il corpo è mediamente rotondo, molto beverino, forse troppo, con comunque un buon equilibrio fra note caramellate del malto e il sottofondo luppolato. Svanisce presto il finale, troppo corto per essere vero. Alc. 7% vol.
La madre di tutte le Triple ha perso la sua battaglia: anche per lei la “trasposizione” alla spina si dimostra quasi avvilente. Cosa manca in questa versione in fusto: la personalità. E’sparito il corpo robusto, complesso e ben costruito, il calore dell’alcool, la estrema secchezza del luppolo. E’ rimasto il bel colore dorato brillante e la ricca corona di schiuma, effetto di una perfetta spillatura, e poco altro, visto che anche il finale, corto e leggermente annacquato, non è sicuramente memorabile. Lascia una sensazione di declinazione al ribasso, la quantità per la qualità, un’eccessiva acquosità a scapito di una personalità “originaria” decisa e importante. Peccato. Sembra una brutta cosa (e in parte lo è), ma la Becks è sicuramente “peggissimo”. Alc. 9% vol.
©Alberto Laschi
Devo dire che è stato abbastanza deludente, e quasi sorprendente: non fa bene a queste due birre la “versione” alla spina. La Dubbel si presenta con un bel colore ambrato carico, scintillante, ed un enorme cappello cremoso di schiuma. Ma le buone notizie finiscono qui. Il naso è povero, molto annacquato, lo speziato piccante e il malto tostato sono rimasti solo nella memoria olfattiva, ma non risultano (o quasi) al momento dell’assaggio. Il corpo è mediamente rotondo, molto beverino, forse troppo, con comunque un buon equilibrio fra note caramellate del malto e il sottofondo luppolato. Svanisce presto il finale, troppo corto per essere vero. Alc. 7% vol.
La madre di tutte le Triple ha perso la sua battaglia: anche per lei la “trasposizione” alla spina si dimostra quasi avvilente. Cosa manca in questa versione in fusto: la personalità. E’sparito il corpo robusto, complesso e ben costruito, il calore dell’alcool, la estrema secchezza del luppolo. E’ rimasto il bel colore dorato brillante e la ricca corona di schiuma, effetto di una perfetta spillatura, e poco altro, visto che anche il finale, corto e leggermente annacquato, non è sicuramente memorabile. Lascia una sensazione di declinazione al ribasso, la quantità per la qualità, un’eccessiva acquosità a scapito di una personalità “originaria” decisa e importante. Peccato. Sembra una brutta cosa (e in parte lo è), ma la Becks è sicuramente “peggissimo”. Alc. 9% vol.
©Alberto Laschi
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